Il fascicolo su Conte passa a Roma L'esposto arrivato da Calceranica

Il procedimento penale che vedeva indagato a Trento il premier Giuseppe Conte ha imboccato la strada della Capitale. A pochi giorni dall’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla pm Alessandra Liverani, il gip del Tribunale di Trento Claudia Miori ha disposto il trasferimento del fascicolo a Roma per competenza territoriale. I dcpm contestati in un esposto presentato da un cittadino di Calceranica sono stati approvati dal governo Conte a Roma e dunque secondo il giudice è quella la sede giudiziaria a cui spetta decidere l’esito del procedimento penale. Il premier era finito nel registro degli indagati a Trento per attentato alla Costituzione, abuso d’ufficio e violenza privata .
La denuncia che ha fatto partire il procedimento penale contro il premier risale al 2 maggio scorso. Quel giorno M. M., 66 anni, residente a Calceranica, si presentava alla stazione dei carabinieri di Caldonazzo per depositare una querela in cui chiedeva «la punizione nei termini di legge di Giuseppe Conte, nato l’8 agosto 1964, Presidente del Consiglio dei Ministri domiciliato per la carica in Roma, piazza Colonna». M.M. presentava un’articolata querela predisposta dall’avvocato Edoardo Polacco del Foro di Roma. Il legale è un fiero oppositore dei decreti legislativi e dei Dcpm anti-Covid che, a suo dire, avrebbero limitato le libertà costituzionalmente garantite.
In sintesi, secondo l’avvocato Polacco sarebbe stata illegittimamente limitata la libertà di spostamento, la libertà di riunione, la libertà di esercizio del culto religioso. In querela viene censurato anche l’iniziale ricorso allo strumento penale per sanzionare i comportamenti non rispettosi delle norme adottate, misura poi abrogata e sostituita dalla possibilità di irrogare sanzioni amministrative. Improprio viene giudicato anche il ricorso allo strumento del Dcpm.
Dopo aver indagato Conte, atto dovuto a fronte di un esposto circostanziato, la procura ha poi rapidamente chiesto l’archiviazione del fascicolo. Stringata ma precisa la motivazione: «Non sussiste l’elemento oggettivo dei reati iscritti, né quello soggettivo e i fatti non sono previsti dalla legge come reato; gli atti censurati andrebbero in caso sottoposti ad un vaglio in altra e diversa sede». Puntuale è arrivata l’opposizione all’archiviazione da parte del cittadino di Calceranica e del suo legale, ma ancor prima della discussione il procedimento penale è finito a Roma. Conte - difeso d’ufficio dall’avvocato Luca Pontalti, a cui poi è subentrato un legale dell’Avvocatura dello Stato - martedì non sarà in Tribunale a Trento. L’udienza sarebbe comunque stata rinviata perché il presidente del consiglio aveva chiesto un rinvio per legittimo impedimento.

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