«Il "battesimo" della 'ndrangheta» Le indagini trentine confermano il racconto del pentito

di Sergio Damiani

Le indagini sulla ‘ndrangheta condotte dalla procura di Trento, e in particolare sugli stretti rappoti mantenuti con la cosca Serraino di Cardeto, sono state preziose anche per la procura di Reggio Calabria. Nelle stesse ore in cui i carabinieri del Ros di Trento arrestavano 18 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso, in Calabria venivano arrestate 5 persone tra cui il presunto boss Antonio Serraino. Gli atti arrivati dal Trentino sono stati utili anche per confermare l'attendibilità delle confessioni rese da due fratelli (Antonino e Daniele Filocamo) affiliati alla cosca che hanno iniziato il loro percorso di collaborazione con la giustizia. 

Racconta il pentito: «Mio fratello è stato affiliato alla cosca Serraino da Ciccio Russo in occasione di una mangiata. Gli diedero la dote della Santa. Era la primavera di quest'anno, eravamo in un capannone dalle parti Cardeto. Eravamo io, Ciccio Russo, (omissis) dell'omonima cosca, ed altri di cui non conosco il nome. Ricordo che venne formato un cerchio: noi presenti eravamo in piedi. Il "Capo società" era Ciccio Russo, poi mio fratello Daniele, io e (omissis). Ciccio Russo con un coltello punse nel dito (il medio della mano destra) mio fratello, facendogli uscire un po' di sangue. Il "battesimo" a quel punto era fatto: non ho memoria di una formula sacramentale. Subito dopo tutti gli fecero gli auguri e brindammo...». 

Scrive la procura di Reggio Calabria nel provvedimento di fermo: «Il narrato dei predetti (i due fratelli collaboratori di giustizia, ndr) ha trovato straordinario riscontro anche nelle risultanze delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Trento». E ancora: «Tali dichiarazioni si sono rivelate perfettamente in linea con le emergenze investigative successivamente acquisite grazie al coordinamento di questo Ufficio con la Dda trentina, a sua volta impegnata in serrate indagini su un'articolazione della cosca Serraino operante nel nord Italia, ma in costante contatto con gli esponenti più autorevoli della "casa madre" reggina». 

Nel provvedimento di fermo si citano le intercettazioni che documentano «il rapporto di solidale frequentazione - scrivono i pm di Reggio calabria - tra Nino Serraino e Innocenzio ("Enzo") Macheda, esponente apicale della ‘ndrangheta radicata in Trentino. Il primo contatto tra i due, registrato nell'agosto 2017, è stato così ricostruito dai Carabinieri del Ros: "…Il 29 agosto 2017, è la prima conversazione registrata tra Macheda Innocenzio e Serraino Antonio (…) detto Nino classe '80, fratello del più noto Serraino Alessandro, classe '75, ed attesta formalmente il ruolo di referente di Macheda che, servente, si pone a disposizione".

Ad una cena del dicembre 2019 con Serraino Antonio i commensali raccontano l'arrivo in Trentino che per molti di loro risale a decenni orsono. «Arfuso dice che è salito in Trentino nel 1987. Macheda scherza su Arfuso e di quando frequentava altri luoghi. A domanda Macheda dice anche lui è arrivato nel 1987, che era uscito il 1985. Macheda dice che lui è arrivato a Trento grazie a Battaglia Giuseppe. Macheda racconta che quando è salito non aveva soldi e che alloggiava all'albergo (omissis), ma aveva 10 milioni in contanti. Cambiano discorso e parlano del gioco a poker».

Scrive il giudice Marco La Ganga nell'ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Trento: «Il 12 settembre 2019, Arfuso Saverio giunge in Trentino, per partecipare alla cerimonia di battesimo del figlio di Battaglia Pietro e per sondare le offerte di lavoro nel territorio. Lo stesso giorno del suo arrivo, il 12 settembre 2019, Arfuso si reca ad incontrare Macheda Innocenzio. La conversazione intercettata dimostra l'utilizzazione del tipico gergo criminale, perché i due si salutano, alla presenza di Denise Pietro, rievocando i tre leggendari cavalieri fondatori della ‘ndrangheta « …stringiamo i tre cavalieri! …i tre cavalieri di Spagna? Osso, Mastrosso e… … e poi mi riservo una parola (il collaboratore di giustizia Piccolo Luciano, nello spiegare i rituali della ‘ndrngheta, ha chiarito che nel gergo dello "sgarrista": Osso è il "Capo Società", Mastrosso è il "contabile", Carcagnosso è il "Mastro di giornata", ossia quello che ha l'incarico di svolgere praticamente l'attività quotidiana per conto della "famiglia")».

]]>

comments powered by Disqus