Viaggio nella centrale Covid tra paure, rabbia e tamponi

Ventiquattro persone, molte delle quali al telefono simultaneamente per l'intera giornata

Ventiquattro persone, molte delle quali al telefono simultaneamente per l'intera giornata, per prendere il virus per le corna. Per fare in modo che non si diffonda ma anche per aiutare chi è risultato positivo. Sono gli assistenti sanitari, gli infermieri, i medici e gli impiegati della centrale Covid che da marzo collaborano insieme per tracciare ogni giorno i contatti di chi è risultato positivo a Covid 19, per soddisfare le richieste di tampone e per seguire l'uscita dal percorso di coloro che hanno terminato il periodo di quarantena. La centrale è anche l'anello di congiunzione con i medici di medicina generale, i pediatri e l'assistenza territoriale. A queste attività si legano poi tutte quelle di tipo «amministrativo», dai certificati di isolamento e quarantena (per la gestione delle assenze dal lavoro), alle comunicazioni ai comuni e alle forze dell'ordine (per le ordinanze sindacali e le attività di controllo). 

Queste le attività della centrale Covid, alla luce della recente riorganizzazione che ha portato al passaggio della gestione dalle cure primarie al dipartimento di prevenzione. Quando emergono sintomi durante l'isolamento sono invece le cure domiciliari territoriali e i medici di medicina generale a monitorare l'andamento della malattia. Ora che i contagi stanno aumentando le linee telefoniche si stanno rilevando insufficienti. «Entro fine settimana alle 2 esistenti ne verranno aggiunte altre 5 e inoltre sarà riattivato il numero verde», assicura Antonio Ferro, a capo del dipartimento di prevenzione.

Maria Grazia Zuccali, responsabile della centrale Covid e dirigente dell'igiene pubblica, ammette che il lavoro è decisamente aumentato nelle ultime settimane. Non solo solo aumentati i casi, ma è sempre più difficile riuscire a risalire ai contatti. «Durante il lockdown i contatti erano pochi. Oggi sono aumentati moltissimo. Pensiamo ai ragazzi, non c'è solo la scuola. Ci sono anche le attività extrascolastiche lo sport, i corsi di musica». Ovviamente, come nel caso delle scuole, viene di volta in volta chiesto quando il ragazzo ha frequentato per l'ultima volta prima di mettere in quarantena l'intera classe. Per quanto riguarda le squadre si indaga per capire, soprattutto per le attività all'aperto, come è stato gestito il momento del cambio negli spogliatoi, se i ragazzi indossavano o meno la mascherina. 

Anche se il numero dei minori contagiati rappresenta ogni giorno una fetta consistenti dei positivi, proprio le indagini dei contatti hanno evidenziato che nella maggior parte dei casi il contagio avviene in famiglia. «Abbiamo avuto fino ad ora pochi casi in cui ci sono stati più contagi in una stessa classe e questo ci tranquillizza e ci fa dire che i protocolli studiati hanno funzionato -dice Antonio Ferro - Il problema eventualmente sono le attività extrascolastiche oppure l'attesa alle fermate dei mezzi pubblici. Stiamo studiando le percentuali di contagio tra classi di età ed è evidente che il maggior numero di positivi si registra alle superiori».

L'assessore Stefania Segnana, ieri, ha evidenziato come, nell'ultima ordinanza, sia stato inserito l'obbligo, per i laboratori privati che effettuano i test antigenici rapidi, di segnalare le positività. «Rimane poi l'obbligo di confermare questa positività con un tampone - ha ribadito il direttore Ferro - ma intanto il soggetto e la sua famiglia vengono messi in quarantena e si limitano i contagi». Sempre da chi si occupa di Covid è arrivato poi l'invito a scaricare l'App Immuni. «Oggi siamo al 13,9% ma perché sia efficace bisogna arrivare al 50%». Attualmente poche volte le persone hanno chiamato la centrale Covid dicendo di aver ricevuto un messaggio sul cellulare che indicava che avevano avuto un contatto con un positivo. «Nell'unico caso - dice la dottoressa Zuccali - abbiamo fissato l'appuntamento per il tampone». 

Ora tra tamponi e test rapidi l'Azienda sanitaria riesce al momento a far fronte alle richiese anche se in tempi non sempre soddisfacenti per gli utenti. «Noi siamo sull'ordine del 4-5% di positivi, nel resto d'Italia siamo all'8%. Se i numeri dovessero aumentare ancora di molto potrebbe accadere come durante il lockdown per cui, chi si è ammala va direttamente in quarantena prima ancora di effettuare il tampone».

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