Coronavirus, in Italia i positivi tornano sopra i 50 mila

Per la prima volta dopo 4 mesi gli attualmente positivi al covid-19 in Italia tornano sopra i 50mila ed è l'ennesimo campanello d'allarme che suona, con la diffusione del virus che prosegue la sua lenta e progressiva crescita ormai da otto settimane. 

Il bollettino quotidiano del ministero della Salute sconta, come ogni lunedì, i pochi tamponi fatti la domenica: solo 51.109, oltre 36mila in meno rispetto agli 87.714 di sabato, che hanno consentito di individuare 1.494 nuovi casi, 272 meno del giorno precedente. Ma il dato non rappresenta un calo dei contagi, anzi: il rapporto tra il totale dei contagiati e il numero di tamponi effettuati è ora al 2,92 mentre la settimana scorsa era tra l'1,8 e il 2. Rimane invece stabile l'incremento delle vittime, 16 in più nelle ultime 24 ore (mentre è stato di 17 negli ultimi due giorni), che porta il totale dall'inizio dell'emergenza a 35.851.

La curva dei contagi continua dunque a salire lentamente, come conferma anche l'incremento dei malati - 705 in più per un totale, appunto, di 50.323 - delle terapie intensive, altri 10 pazienti in più che portano il totale a 264, e dei ricoveri nei reparti ordinari, dove ci sono 2.977 pazienti, 131 in più rispetto a sabato.

Numeri che non si registravano dal 27 maggio, quando i positivi erano 50.966, anche se c'è una differenza fondamentale rispetto a quattro mesi fa: allora, tra i pazienti nelle terapie intensive e quelli nei reparti ordinari, c'erano oltre 8.200 persone; oggi ce ne sono poco più di 3.200. Cinquemila in meno, dunque, che è più o meno la differenza dei pazienti in isolamento domiciliare: oltre 47mila oggi, poco più di 42.700 a fine maggio. Significa che il sistema di screening funziona, consentendo di individuare prima i casi, a partire dagli asintomatici, e che il sistema sanitario regge e non sta andando in sovraccarico.

Ma i segnali di pericolo non vanno sottovalutati. Come i quattro comuni in semi lockdown in Sardegna. O i rischi che, lo ha ricordato il consigliere di Speranza Walter Ricciardi, stanno correndo Campania e Lazio, le due regioni che fanno segnare gli incrementi più consistenti, rispettivamente 295 e 211 casi in 24 ore.

«Confido nel fatto» che una seconda ondata «possa non verificarsi. Dobbiamo però essere in grado di contenere i nuovi focolai», dice al Corriere della Sera Massimo Galli, primario di malattie infettive all’ ospedale Sacco di Milano. «La situazione nei Paesi attorno a noi è allarmante. Non è chiaro perchè, ma ho una mia opinione. La mia personale impressione è che il lockdown per come lo abbiamo vissuto e sofferto, più rigoroso che altrove, abbia limitato la circolazione del virus in alcune parti d’ Italia. Parecchie regioni non hanno avuto nuovi casi per un determinato lasso di tempo. Quell’ intervento radicale ci ha dato una sorta di onda lunga di protezione, ma l’equilibrio è fragile». «Dopo un’ estate condotta in maniera non prudente in molte parti del Paese, c’è stata una ripresa dei contagi. Il virus non se ne è mai andato. Il rialzo dell’età media dei casi suggerisce che l’infezione si sia diffusa nel contesto familiare. I numeri finora sono sostenibili. Tuttavia la medicina territoriale ha bisogno di essere irrobustita, per contenere i focolai», aggiunge Galli.

 

 

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