Trentino, si svuotano i centri d'accoglienza I richiedenti asilo in 3 anni da 1.600 a 635

di Giorgio Lacchin

Sono 635 i migranti presenti in Trentino nei centri di accoglienza e negli appartamenti messi a disposizione dagli enti pubblici. Dal luglio 2017, quando si toccò quota 1.600, il loro numero è in costante calo.
«Ma il migrante non è solo quello dei centri di accoglienza. Anzi: questa tipologia è presente in numero esiguo in Trentino», sottolinea Serena Piovesan , assegnista di ricerca presso l'Università di Trento. «Se vogliamo affrontare in maniera corretta il fenomeno migratorio dobbiamo allargare lo sguardo: noteremo così che i cittadini stranieri residenti in Trentino al 1° gennaio 2020 sono 47.880 e costituiscono l'8,8% della popolazione residente».
Nella nostra provincia sono presenti 146 cittadinanze straniere.
«I romeni sono la comunità più numerosa (22% degli stranieri totali), seguiti dagli albanesi (11,9%), dai marocchini e dai pakistani. In questi numeri sono comprese certamente alcune persone passate attraverso l'esperienza dell'accoglienza straordinaria: qui, infatti, c'è tutta la storia dell'emigrazione in Trentino».
Una storia iniziata negli anni Novanta con il lavoro stagionale in agricoltura.
«Ancor oggi un tassello fondamentale. Ma il totale degli stranieri residenti dà conto di tutti i flussi. Persone che in seguito si sono stabilizzate, in molti casi raggiunte dai familiari».
Negli ultimi anni su questo tipo d'immigrazione economica si sono innestati flussi di migrazione per motivi di protezione internazionale.
«Sono persone che arrivano dopo aver attraversato il Mediterraneo, al termine di viaggi pieni d'insidie, o via terra attraverso i Balcani».
Dal 2018 questo ulteriore fenomeno si è ridimensionato di molto ma è rimasto al centro dell'attenzione. Si parla molto di più, infatti, di questo specifico target di migranti, il quale ha caratteristiche completamente diverse rispetto al totale della popolazione straniera residente.
«Sono migranti che presentano caratteristiche di maggiore vulnerabilità sociale, anche da un punto di vista giuridico».
D'accordo, Piovesan: 635 profughi nei centri di accoglienza, richiedenti protezione internazionale, sono poca cosa rispetto al fenomeno migratorio nel suo complesso, ma lo sono anche alla luce del calo drastico negli ultimi tre anni. A inizio 2018 erano quasi 1.500.
«Vero. E in quei tempi i residenti stranieri erano 50mila, poi hanno cominciato a calare. C'è stato un tempo negli anni Duemila in cui gli stranieri residenti aumentavano dalle duemila alle tremila unità all'anno».
Nelle previsioni di Cinformi - Centro informativo per l'immigrazione, unità operativa del Dipartimento Salute e Politiche sociali della Provincia - a fine 2020 i richiedenti protezione nei centri di accoglienza saranno 555 e a fine 2021 solo 289.
«Sono previsioni difficili da fare. Il fenomeno della protezione internazionale va molto al di là delle capacità previsionali degli Stati e dei territori. Lo scenario è imprevedibile: difficile dire cosa possa succedere in Africa e in Medio Oriente nei prossimi mesi. Dovessimo andare avanti così, il numero delle persone si ridurrebbe. Ovvio».
Da questo punto di vista il Trentino è un'eccezione oppure no?
«Essendo diminuiti gli arrivi e di conseguenza gli invii sui territori da parte del Ministero, tutte le realtà del Nord e del Centro hanno assistito a una seria diminuzione dei numeri. I migranti che arrivano sono sempre meno; altri raggiungono la conclusione del progetto e iniziano a vivere autonomamente. È un trend che non ha una specificità territoriale, ma è legato a una tendenza generale di quel tipo di flusso».

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