Coronavirus in Trentino, oggi altri 23 contagi Quasi tutti casi sparsi, ositivo anche un minore Scuole, una quindicina le classi in quarantena

Non più focolai più facilmente identificabili e tracciabili, ma contagi sparsi nella popolazione in Trentino: questo il quadro epidemiologico descritto poco fa dal'Azienda provinciale servizi sanitari, che ha comunicato l'individuazione di 23 nuove persone positive al coronavirus.

Uno dei casi riguarda un minorenne ma le autorità provinciali non hanno precisato se sia connesso con una situazione scolastica e se dunque vi siano, come appare probabile, ripercussioni sui compagni di classe e sugli insegnanti, con conseguente isolamento domiciliare.

Allo stato le classi in quarantena dovrebbero essere una quindicina, non si hanno dettagli perché la Provincia autonoma di Trento, diversamente da quanto avviene a Bolzano, non dettaglia queste informazioni.

«Ci sono diversi casi sparsi in tutto il Trentino, per un totale di 23 nuovi contagi da Covid a caratterizzare il rapporto odierno dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari.

Sul totale, solo un caso è riferito ai noti cluster.

Ecco altri dettagli: 11 soggetti hanno presentato sintomi e fra loro c’è un nuovo minorenne. Salgono di una unità anche i pazienti ricoverati che oggi pertanto risultano essere 14, nessuno dei quali in rianimazione.

Anche oggi non si registra alcun decesso per Coronavirus, mentre - sul versante degli screening - ieri sono stati analizzati 1.613 tamponi di cui 812 all’ospedale Santa Chiara e 801 dalla fondazione Mach».

Frattanto, uno studio della fondazione Gimbe rileva che in Trentino vi è la percentuale minore fra le regioni italiane per quanto riguarda i ricoverati con sintomi sul totale dei casi attivi (2,4%).

Da fine luglio a oggi le persone attualmente positive al Covid-19, ovvero i cosiddetti casi attivi, sono quasi quadruplicate, passando da 12.482 della settimana dal 15-21 luglio ai 45.489 della settimana 16-22 settembre, si evince dal monitoraggio indipendente a cura della fondazione Gimbe, think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario.

Il trend di crescita è evidente ancor di più se si confrontano i 10.907 nuovi casi di contagio da coronavirus della settimana 16-22 settembre con i 1.408 nuovi casi della settimana 15-21 luglio. Tale incremento si riflette anche sull’aumento delle ospedalizzazioni: in 2 mesi i pazienti ricoverati con sintomi sono passati da 732 di fine luglio ai 2.604 attuali e quelli in terapia intensiva da 49 a 239. «Fortunatamente però - spiega il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta - la composizione percentuale dei casi attualmente positivi si mantiene costante: mediamente il 93-94% sono asintomatici; i pazienti ricoverati con sintomi rappresentano il 5-6% del totale e quelli in terapia intensiva lo 0,5%, anche se con differenze regionali rilevanti».

Crescono del 17% in una settimana i pazienti ricoverati con sintomi da Covid-19 (passati da 2.222 a 2.604, ovvero 382 in più) e del 18,9% quelli in terapia intensiva (da 201 a 239, 38 in più). Tornano a salire anche i decessi, passati da 70 a 105. È quanto risulta dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe che confronta i dati della settimana 16-22 settembre, rispetto alla precedente.

L’aumento di ospedalizzazioni e casi gravi segue il generale aumento dei contagi. Dal 16 al 22 settembre si registra infatti un incremento del 10,9% nel trend dei nuovi casi, da 9.837 a 10.907 a fronte di un lieve aumento dei casi testati (+4%).  In particolare, la percentuale dei ricoverati con sintomi sui casi attivi va dal 2,4% della Provincia autonoma di Trento al 9,7% della Liguria. Le regioni con più pazienti ricoverati con sintomi si concentrano in Lazio (482), Campania (360) e Lombardia (294). Quelli dei pazienti in terapia intensiva in Lombardia (34), Lazio (31), Campania (23).
«Se è vero che rispetto ad altri paesi europei - spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta - manteniamo ancora un vantaggio rilevante grazie ad un lockdown più tempestivo, intenso e prolungato e a riaperture più graduali, non è il caso di adagiarsi sugli allori, ma bisogna giocare d’anticipo per contenere la seconda ondata ed evitare sovraccarichi del sistema sanitario». Essenziale a questo scopo, ricorda Gimbe, il potenziamento del testing, ampia copertura della vaccinazione antinfluenzale, rigorosa aderenza alle misure raccomandate e massima protezione di soggetti fragili.

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