Il veterinario de Guelmi catturò M49 la prima volta Ora dice: «La soluzione giusta è ucciderlo» E su Costa: «Un errore umanizzarlo con il nome Papillon»

di Domenico Sartori

Nei giorni scorsi, di buon mattino, al Rifugio Pernici gestito dal figlio, il veterinario Alessandro de Guelmi si godeva la convivenza tra le otto pecore di razza Suffolk e l’orso che si aggirava nei pressi: «Nessun problema, a conferma della individualità di ciascun animale».

Ieri mattina, lo squillo del telefono, mentre era alle prese con il decespugliatore, e l’annuncio della nuova fuga di M49 dal recinto del Casteller. Alessandro de Guelmi è stato il veterinario che ha seguito per settimane M49, e che, dalle pagine de l’Adige (15 maggio), ne ha raccontato gli incontri, la prima cattura, il respiro profondo e «la fine della selvaticità di un animale eccezionale, emblema della biodiversità». Auspicando, piuttosto che il recinto, una «morte dignitosa in ambiente selvatico».

Dottor de Guelmi, qual è stata la prima reazione?

«Ho pensato che, come Trentini, abbiamo fatto una figuraccia».

E che valutazione ne ha tratto?

«Semplicemente, ribadisco che gli orsi non vanno messi in un recinto. Siamo l’unico stato al mondo che lo fa. Una grande idiozia, mettere un orso selvatico in un recinto! La voglia di libertà è più forte della corrente elettrica e delle sbarre di 12 millimetri».

L’ennesima lezione...

«Sì, la natura ci dà un altro insegnamento. L’orso è una macchina da guerra, ha una forza enorme, ma poca aggressività nei nostri confronti. E non c’è tecnologia che tenga. Ha violato per due volte le limitazioni poste dall’uomo tecnologico».

Quindi?

«Se è realmente pericoloso, va abbattuto. Non è dignitoso rinchiuderlo a vita, prima in una gabbia, poi in un recinto...».

Il ministro dell’ambiente, Sergio Costa, la pensa diversamente. «Non va abbattuto», ripete.

«Costa, già dandogli il nome di Papillon, umanizzandolo, ha fatto uno sbaglio orribile: un ministro dell’ambiente non si comporta così».

Cosa si dovrebbe fare, adesso?

«Intanto, non far passare l’idea che qui ci sono degli incompetenti. I forestali che ci lavorano sono persone di una capacità tecnica, professionale unica, mossi da grande passione, lavorando la notte, tra pericoli e difficoltà. È la politica, la responsabile! Quella che vede l’orso solo come un problema e non come una opportunità, una risorsa, non solo a fini turistici, per il Trentino. I forestali sono costretti ad operare nell’emergenza, quando invece ci dovrebbe essere una gestione ordinaria, fatta di ricerca, conoscenza, informazione, analisi del comportamento di ogni animale».

Non è così?

«Oggi, in Trentino, a parte M49, nessun orso è radiocollarato. Questa è cattiva gestione. Mi rendo conto che abbatterlo ora, come prevede il Pacobace, dopo che è stato umanizzato, gli è stato dato un nome, è stato fatto diventare un “personaggio”, è più difficile. Ma sarebbe la soluzione più giusta, se solo ci fosse il coraggio, dopo tutte le attività dissuasione attuate con M49. JJ4 ha fatto un attacco solo, M49 ha ucciso animali senza necessità di cibarsi, è entrato più volte in case e malghe... Gli hanno sparato proiettili di gomma, pure dardi infuocati, ma non è servito a nulla. Adesso, è radiocollarato. Speriamo cambi abitudini. Lo spero, per lui, ma ci credo poco. Lo conosco, e lo apprezzo, da troppo tempo».

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