Stop smartworking per i dipendenti provinciali, i sindacati protestano: «Nessun confronto»

di Marica Viganò

Più che rabbia c'è delusione tra i rappresentanti sindacali del pubblico impiego. Per quella frase detta dall'assessore provinciale Spinelli al termine dell'incontro di venerdì, dopo il presidio: «Noi la corda la tiriamo ancora». E per la delibera, firmata senza alcun confronto, con cui il presidente Fugatti ha deciso i nuovi orari per il rientro in sede dei dipendenti provinciali dopo il periodo di smart working dovuto all'emergenza coronavirus. «Non è vero che non si vuole rientrare negli uffici» evidenziano i sindacati. «Chiediamo un'organizzazione diversa, "verticale". Il confronto fino ad ora è stato rifiutato» precisa Beppe Pallanch della Cisl. 

La delibera - annunciata dal presidente Fugatti in diretta tv e Facebook venerdì pomeriggio e decisa in mattinata, mentre in piazza Dante stavano manifestando Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Fenalt - prevede due turni giornalieri da 5 ore in presenza. Per mantenere l'orario settimanale di 36 ore viene attuato un mix fra prestazioni in ufficio e telelavoro da casa. I dipendenti provinciali lavoreranno anche il venerdì pomeriggio e per alcuni servizi anche il sabato mattina. La nuova organizzazione partirà il 29 giugno e proseguirà fino al 30 settembre.
I sindacati, concordando il rientro nelle sedi, a questa organizzazione orizzontale preferirebbero quella verticare, mantenendo l'alternanza fra ufficio e smart working ma con giornate "piene". L'obiettivo, evidenziano i sindacati, è il medesimo della Provincia, ossia mantenere efficienti i servizi come è stato anche nel lockdown. 

IN UFFICIO VENERDI' E SABATO: PROTESTE

L'esperienza di telelavoro è stata riconosciuta come positiva sia dai lavoratori che dalla stessa Provincia, ma - come ha evidenziato il presidente Fugatti - «con la revisione delle limitazioni allo spostamento e con la ripresa pressoché generalizzata di tutte le attività economiche, unitamente alle diverse misure di sicurezza approntate, è ora possibile il rientro in sede del personale provinciale, secondo criteri che garantiscano ai dipendenti di poter operare in sicurezza all'interno degli ambienti di lavoro». 

Una valutazione positiva dello smart working arriva anche dal Cug, il Comitato Unico di Garanzia della Provincia. «Riteniamo che la prosecuzione della possibilità di utilizzo del telelavoro agile e dello smart working costituisca una fondamentale opportunità di innovazione della Pubblica Amministrazione trentina, in linea con i progetti di digitalizzazione e semplificazione da tempo previsti ed auspicati - scrive la presidente Antonella Chiusole, in un documento inviato nei giorni scorsi al presidente Fugatti e al dirigente provinciale Silvio Fedrigotti - Tali modalità di lavoro, in periodi non più di lockdown, dovranno essere alternate a giornate di lavoro in ufficio, garantendo efficacia nell'attività lavorativa e di risposta all'utenza e qualità della vita per la comunità».

«Siamo d'accordo che lo smart working non significa non andare mai in ufficio - viene evidenziato - ma programmare diversamente le presenze in ufficio alternandole a quelle da remoto, per la Provincia significa risparmiare su spazi e ridurre i tempi morti di spostamento, aumentare l'efficienza e valutare (davvero) i risultati e non la permanenza in ufficio, significa non svuotare le valli per far confluire le persone in città tutti i giorni ai medesimi orari, sostenere il mercato anche in periferia, ravvivare i paesi e i quartieri che non saranno più "dormitori"».

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