La fede è piccola, lite in gioielleria

L'amore è cieco, il conto in banca no. E se il sentimento non è mutato nonostante i chili di troppo acquisiti dai fidanzatini durante il lockdown, il problema del peso si è riversato sul portafoglio. A Trento una coppia è entrata in disaccordo con la commessa di una gioielleria a causa della taglia errata delle fedi già acquistate, divenute troppo strette e dunque, secondo i clienti, non più adatte e da restituire. La lite, accaduta mercoledì scorso, ha avuto come protagoniste la futura sposa e la dipendente e si è infiammata ad un punto tale che è stato necessario l'intervento della polizia per calmare gli animi.
Colpa del lockdown, ossia del periodo di chiusura deciso per contenere la diffusione del virus: scuole e uffici chiusi, negozi con le serrande abbassate e divieto di spostarsi senza necessità. In molti - costretti a stare a casa - si sono dedicati alla cucina. E tra un assaggino e l'altro, senza la possibilità di fare sport all'aperto e attività brucia-grassi, sono arrivati anche i chili di troppo. La coppia si sarebbe dovuta sposare proprio nei mesi della chiusura ed ovviamente è stato rinviato tutto. Le fedi erano già pronte, ma la misura del dito presa nel mese di febbraio non corrisponde alla misura di giugno: ora che il matrimonio è davvero alle porte, data la possibilità di riorganizzare l'evento, le fedi non vanno più bene. Troppo piccole, causa qualche chilo di troppo acquisito nel lockdown.
Alla polizia, intervenuta in gioielleria, la cliente ha spiegato che era sua intenzione restituire gli anelli perché le dita si erano ingrandite e il diametro non era più adeguato. «A dimostrazione di quanto sostenuto - si legge nel comunicato della questura - la futura sposa, alla presenza degli agenti, con non poca difficoltà aveva calzato l'anello e con altrettanta fatica lo aveva rimosso a dimostrazione che durante il lockdown qualcosa, di fatto, era cambiato».

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