«Restituite ai nostri figli la piena vita scolastica Come si sta facendo negli altri Paesi europei» Accorata lettera aperta alle istituzioni trentine

«Confidiamo che siate d'accordo con noi sul fatto che non possiamo permetterci di privare della scuola e della socialità un'intera generazione, più di quanto non abbiamo già fatto in questi mesi».

 

Questo è uno dei passaggi centrali di una lettera aperta inviata alle autorità provinciali e comunali di Trento da un numeroso gruppo di cittadini, preoccupati dopo l'esperienza della didattica a distanza, che abbinata ai mesi di clausura domestica, tanta sofferenza ha generato nei bambini e nei giovani studenti.

 

«Tutti gli altri Paesi europei hanno deciso di fare il possibile per riaprire presto le scuole, almeno in parte e con le dovute precauzioni. Ovunque, tranne in Italia, è prevalso il principio del male minore: privare completamente un'intera generazione di metà anno scolastico è stato considerato sostenibile solo dall'Italia, la quale d'altra parte ha trovato un modo per aprire praticamente tutto il resto. Ovunque si è deciso che valeva la pena di correre un minimo di rischio per il benessere dei ragazzi. In Italia invece la scuola è stata la prima a chiudere e l'ultima a ripartire», si legge ancora nella lettera.

 

Eccone il testo completo.

 

«Vi scriviamo perché siamo allarmati dalla scarsa considerazione dedicata dalle istituzioni ai bisogni e ai diritti di bambini e adolescenti.

 

Anche se la comunità scientifica non si è mai pronunciata in maniera univoca sul ruolo dei bambini nel contagio del Covid-19, dal 22 febbraio sono stati i primi a essere posti in isolamento.

 

Tutti gli altri Paesi europei hanno deciso di fare il possibile per riaprire presto le scuole, almeno in parte e con le dovute precauzioni. Ovunque, tranne in Italia, è prevalso il principio del male minore: privare completamente un'intera generazione di metà anno scolastico è stato considerato sostenibile solo dall'Italia, la quale d'altra parte ha trovato un modo per aprire praticamente tutto il resto. Ovunque si è deciso che valeva la pena di correre un minimo di rischio per il benessere dei ragazzi. In Italia invece la scuola è stata la prima a chiudere e l'ultima a ripartire.

 

Oggi festeggiamo la fine della Didattica A Distanza. I nostri figli per metà anno scolastico sono stati privati del diritto all'istruzione e solo la buona volontà di alcuni (non di tutti) gli insegnanti ha permesso di tamponare la situazione e contenerne il peso delle conseguenze. La didattica online, più che risolvere il problema, è servita a lavare la coscienza di un'intera società, colpevole di aver lasciato per ultimi i bambini e gli adolescenti.

 

Abbiamo sentito parlare dell'urgenza della riapertura delle scuole solo per permettere ai genitori di tornare al lavoro. Ma la scuola non è un parcheggio, o un magazzino di nozioni da risolvere con la DAD. La scuola è il luogo dove i ragazzi studiano, crescono e imparano a stare con gli altri. Gli adolescenti (fascia di età ad alto rischio abbandono scolastico, cyberbullismo e fenomeno hikikomori) ne hanno disperato bisogno, almeno quanto i più piccoli.

 

Senza entrare nel merito delle scelte sanitarie, abbiamo il dovere di ricordare che la salute implica un benessere generale e non si risolve con l'assenza di coronavirus. I più giovani hanno diritto a una vita sana che per loro, più ancora che per gli adulti, significa anche diritto alla socialità.

 

Siamo amareggiate per le limitazioni poste a tutto ciò che riguarda i ragazzi: oltre alla scuola, lo sport di squadra e ora le colonie estive sono sottoposte a limitazioni che rendono impossibile o obsoleta la loro realizzazione.

 

Eppure tra i principali focolai finora riconosciuti, anche nei paesi dove le scuole sono state riaperte, ci sono soprattutto ospedali, case di riposo, luoghi di culto e bar. Se ad essere più vulnerabili sono gli anziani, perché non si pensa a tutelare meglio loro? Perché accanirsi invece sui più giovani? Infine vorremmo instillare un dubbio: non è forse giunto il momento di accettare il fattore rischio e ricominciare a vivere, o almeno lasciare che lo facciano i bambini e i ragazzi?

 

Sollecitiamo un immediato intervento attivo da parte del mondo delle istituzioni. 

 

Non vogliamo pensare si possano aggiungere ulteriori lacune, non solo nozionistiche, dovute ad un rientro a scuola parziale con lezioni part time o ad altre soluzioni allarmanti che vengono prospettate. 

 

Riteniamo pertanto che sia urgente ripensare la formazione delle classi e rinunciare al modello delle "classi pollaio", e che vengano messi a disposizione delle scuole e attrezzati più spazi di quelli avuti fino ad ora.

 

Siamo certi che un Paese, capace di raddoppiare in poche settimane i posti letto di terapia intensiva, nel giro dei prossimi 3 mesi possa organizzare il numero di spazi per la didattica sufficienti per far ripartire la scuola a pieno regime. Come per l'emergenza sanitaria sono stati trovati medici e infermieri con velocità eroiche, entro settembre non sarà difficile trovare il numero necessario di insegnanti e personale ausiliario che questa EMERGENZA SCOLASTICA richiede. 

 

Insieme ai nostri figli abbiamo sopportato con grande spirito di sacrificio, per lunghi mesi.

 

Molto più a lungo di qualsiasi altra categoria. Purtroppo i ragazzi non sono rappresentati da nessun sindacato e abbiamo l'impressione che anche per questo motivo i loro diritti non siano stati posti tra le priorità. Ma l'istruzione e la crescita dei minori dovrebbero essere priorità dell'intera società. 

 

Confidiamo che siate d'accordo con noi sul fatto che non possiamo permetterci di privare della scuola e della socialità un'intera generazione, più di quanto non abbiamo già fatto in questi mesi.

 

Ci affidiamo quindi al Vostro impegno e alle Vostre competenze perché colonie estive e sport di squadra non siano resi impossibili da norme inattuabili e che da settembre venga di nuovo garantito ai nostri figli il pieno diritto all'istruzione.

 

Forse la Provincia Autonoma di Trento e il Comune di Trento stanno già lavorando in questo senso, e in tal caso la nostra lettera deve servire quale ringraziamento per il sollecito impegno profuso. 

Riceveremo con grande sollievo una Vostra rassicurazione».

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