Ioppi: «Il Coronavirus è ancora qui, strisciante»

di Giorgio Lacchin

Dicono potrebbe arrivare una seconda ondata, in autunno.

«Conosciamo talmente poco di questo virus...».

Ancora adesso? Davvero?

«Davvero».

Marco Ioppi  è il presidente provinciale dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri e non è per nulla ottimista. Non prova neppure a rassicurare, proprio sulla base di ciò che è successo, tiene a precisare.

E se questa seconda ondata arrivasse, dottor Ioppi?

«Non siamo approdati a quel grado di conoscenza che possa metterci al sicuro. Come operatori sanitari siamo molto preoccupati, anche perché incontriamo difficoltà ad avere un dialogo costruttivo con le istituzioni».

Se voi siete preoccupati, immagini noi.

«La preoccupazione è che il metodo adottato fin qui venga applicato anche nell’eventuale seconda ondata. Un metodo che ci ha condannati a risultati fallimentari».

Ma lei sta parlando proprio del Trentino?

«Lei m’ha chiesto del Trentino, giusto?».

E di chi, sennò.

«Nella classifica dei peggiori - nella classifica della mortalità - siamo i terzi in Italia dopo Lombardia e Piemonte».

Qual è la cosa più urgente da fare?

«Mettere in atto un piano educativo per la popolazione».

Non siamo stati educati abbastanza?

«Guardiamoci intorno: ognuno si sente libero, ognuno fa come gli pare, sembra quasi che il pericolo sia scampato».

In questo ha ragione.

«Adesso recuperiamo il tempo perduto! sembra essere la parola d’ordine. Dobbiamo renderci conto, invece, che il virus è invisibile e pericoloso. C’è bisogno, allora, di un patto, un’alleanza, tra le istituzioni, le professioni sociosanitarie e tutti i cittadini. Un’alleanza in cui ci si senta tutti coinvolti, responsabilmente.
Dobbiamo far capire che la pandemia è ancora qui».

Ci ha spaventato abbastanza.

«Sì, è ancora qui, strisciante, allora dobbiamo fare in modo che ognuno assuma delle misure di protezione per sé e per gli altri».

E dopo?

«Raccomandiamo, al primo disturbo, di avvisare il medico di famiglia in modo da isolare immediatamente l’eventuale contagio. Può essere mal di gola, tosse, difficoltà nella respirazione, disturbi gastrointestinali, congiuntivite, difficoltà nell’avvertire i gusti: se succede, avvisate. Non curatevi da soli».

Queste le responsabilità individuali. E poi?

«Ciò che serve è una macchina organizzativa che permetta al medico di medicina generale di fare una diagnosi immediata».

Se viene richiesto un tampone, dunque, venga fatto subito.

«Esatto. E in poche ore si abbia il risultato. Il problema è di attrezzarsi per avere i reagenti, e i laboratori con il personale che sappia cosa fare. Bisogna costituire una rete, insomma, che possa rispondere a questa richiesta.
E non per un caso soltanto, ma più casi, nell’eventualità venissimo colpiti dalla seconda ondata».

Chi deve organizzare questa risposta?

«Chi ci governa. Abbiamo potenziato la "macchina" dei tamponi ma non in misura tale da poter affrontare in maniera massiva ciò che potrebbe succedere a ottobre».

Cosa pensa della convenzione tra Confindustria e Azienda sanitaria?

«Un accordo di questo tipo dovrebbe esserci con tutta la popolazione. Con l’artigiano, con il responsabile di una struttura turistica; con chiunque, sennò si rischia di dover bloccare tutto un’altra volta».

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