La tragedia alpinistica sul Brenta Lino Celva: «Ero davanti a Sergio Un grido, poi l'ho visto cadere»

di Leonardo Pontalti

«Ho sentito un grido, mi sono voltato e ho visto Sergio cadere».

Era ancora stravolto, Lino Celva, ieri pomeriggio, dopo aver fatto ritorno a casa, a Montevaccino: sul Brenta ha perso l'amico Sergio Zenatti, 56 anni, di Tavernaro, caduto sul canalone Neri, durante l'ascesa verso il rifugio Pedrotti, tra le rocce del Crozzon di Brenta e quelle di cima Tosa.

Davanti a lui c'era Lino Celva: Zenatti è precipitato a valle sotto gli occhi di uno dei suoi più cari amici. Un volo di cinquecento metri, ieri poco dopo le 6.40 di ieri mattina.

«Era stato Sergio ad avvicinarmi alle scalate, all'alpinismo, quando eravamo ancora ragazzi», racconta Celva.

Ieri mattina, l'ennesima uscita assieme: «Eravamo saliti al Brentei martedì sera, per poi partire all'alba quest'oggi (ieri, ndr). Abbiamo lasciato la zona dove si trovano il rifugio e il bivacco alle 4.30 circa ed eravamo ormai a buon punto, stavamo affrontando l'ultimo tratto del canalone».
Poi, la tragedia: «Io ero davanti, stavamo affrontando un tratto non troppo difficile. Ho sentito improvvisamente Sergio gridare: mi sono voltato e l'ho solo visto cadere».

Celva a quel punto ha subito chiamato i soccorsi, scendendo poi più velocemente possibile verso valle. È riuscito a raggiungerlo qualche istante prima che arrivasse l'elicottero: «Ma non c'era più niente da fare. Mi hanno portato al Brentei, poi hanno recuperato la salma e siamo scesi a Campiglio».
Sergio Zenatti e Lino Celva erano legatissimi: assieme ad altri alpinisti come tra gli altri Herman Zanetti, Michele Cagol e Marino Tamanini formavano una compagnia affiatata da anni.

Con Celva anni fa aveva tentato anche l'ascesa al Cerro Torre, in Patagonia, tanto per confermare quanto il loro rapporto fosse saldo.
«La passione per la montagna ci aveva uniti in un'amicizia solida, al di là di vie e scalate: in queste ultime settimane ci aveva dato una mano nel lavoro della pizzeria, con le consegne a domicilio. Ci conoscevamo da tanti anni, è un grande dolore averlo perso così».
Celva dopo il ritorno a casa ha poi raggiunto Tavernaro, dove ha consegnato alla famiglia della vittima gli effetti personali che Sergio Zenatti aveva lasciato nel furgone dell'amico. A casa del cinquantaseienne sono arrivati anche altri compagni di tante giornate in quota e in allegria, come Herman Zanetti, che in mattinata era già salito a Campiglio, dopo aver appreso della tragedia: «Sergio era stato contagiato da questa passione a quindici anni e non aveva più smesso. Non è da tutti.

Alla sua, alla nostra età, molti si stancano. In lui, invece, quella fiamma che lo aveva acceso da ragazzino ardeva tuttora, intatta. E sapeva trascinare tutti noi con il suo entusiasmo. Aveva alle spalle un'attività alpinistica di tutto livello, sulle Dolomiti, sulle Alpi in generale ma anche altrove. Un'esperienza che come sanno tutti gli amanti della montagna non mette al riparo dal rischio di incappare in incidenti, come purtroppo è successo a Sergio. E oggi non possiamo che essere tutti molto tristi».

Proprio nel gruppo del Brenta, più di quarant'anni fa, Sergio Zenatti aveva visto sbocciare il suo amore per la montagna. Dall'altra parte della Tosa, grazie alle gite alle quali da ragazzino partecipava con il Gruppo sportivo Cristo Re in Val d'Ambiez.
A promuoverle era il professor Claudio Tonina: «Appena ho sentito fare il nome di Sergio ho sperato non fosse lui, che si trattasse di un omonimo. Purtroppo, invece, poi abbiamo capito che era proprio quel ragazzo che si era avvicinato alla montagna con noi tanti anni fa, durante i soggiorni a malga Prato di Sotto. Lo ricordo in coppia con un altro ragazzino che poi avrebbe proseguito, al pari di Sergio, la sua attività alpinistica ad alto livello, come Michele Cagol. Si era mostrato subito appassionato alle escursioni e lo ricordo anche per la sua ironia e simpatia. Poi, crescendo, si era messo a disposizione per accompagnare a sua volta i più giovani in montagna. Era davvero una bella persona».

- Nella foto una fase dei soccorsi e nel riquadro, un selfie con Lino Celva (a sinistra) e l'amico Sergio Zenatti

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