Mart, il piano di Sgarbi: «Da Fugatti avrei gradito una parola di difesa»

di Fabrizio Franchi

Vittorio Sgarbi decide di mettere a tacere tutti gli attacchi e le critiche di queste settimane presentando un piano “monstre” di esposizioni fino al 2023 approvato l'altro ieri mattina dal consiglio d’amministrazione, ovvero lui, Silvio Cattani e Dalia Macii e dal comitato scientifico.

Mena fendenti a destra e a sinistra, contro le opposizioni politiche che in consiglio provinciale chiedono la sua testa. Ma pubblicamente ammette: «Sì, la giunta provinciale e Maurizio Fugatti non mi hanno difeso. Mi difendo benissimo da solo, ma da loro aspettavo una parola a mio sostegno». E ammette con il cronista: «Sì, Fugatti è un po’ democristiano...»

Le opposizoni vogliono le sue dimissioni, sia per le parole su Silvia Romano, la ragazza liberata in Africa qualche settimana fa, sia perché non vedrebbero proposte concrete. E lui risponde con un piano di pagine e pagine, scandite davanti ai giornalisti ieri al Mart,distanziati e con mascherina, ma non lui perché sostiene che «sono inutili all’aperto. E il virus non c’è già più».

Il suo piano artistico comprende tutti i nomi che già si erano sentiti: Klimt, Banksy, Constable, Moggioli, Canova e ovviamente Raffaello. Ma anche l’indicazione di strade nuove con artisti come Morgan e Renato Zero, Dolce e Gabbana e David Bowie. Salta invece Chagall per motivi non meglio specificati.
Tra Mart, Casa Depero, Palazzo delle Albere e altri luoghi che fanno parte della Galassia Mart sono decine gli eventi per un piano triennale su cui Sgarbi fa molto affidamento nel tentativo di dare una identità al "suo" Mart che riapre martedì prossimo con alcune mostre che erano già in programma, ma la vera attesa è per fine settembre (o forse ottobre, non è ben chiaro) con l’arrivo della pala d’altare di Caravaggio che Sgarbi assicura arriverà da Siracusa.

Ma che in qualche modo cerchi di tendere la mano lo si è visto: ha invitato alcuni dei suoi critici a partecipare alla conferenza stampa. Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda civica (rimasto però in rigoroso silenzio), Paolo Ghezzi (che però, probabilmente irritato per i ritardi sgarbiani se ne andrà prima dell’inizio della conferenza stampa), Marco Zenatti consigliere comunale roveretano - elogiato dallo stesso Sgarbi per i toni "civili" delle critiche -, Deborah Pedrotti esponente della Lista civica. Invece non ha invitato e anzi ha nuovamente attaccato Alex Marini. Per il resto ha ripetuto cose già dette, aggiustando un poco il tiro. «Sono diventato il parafulmine di una polemica contro tutta l’amministrazione provinciale. Lo spunto di questa conferenza stampa mi è venuto da Paolo Ghezzi che chiedeva in una interrogazione dove erano i miei programmi».

E poi ha attaccato a testa bassa su un concetto: «Non accetto richiami alla sobrietà. Questo è un museo contemporaneo, che ha il suo vanto e le sue origini nel Futurismo». E cita dei versi di Filippo Marinetti: «Noi esaltiamo lo schiaffo e il pugno» e la bellezza nella lotta. «Certi signori hanno evocato l’etica, ma non va evocata, se no dovete evocarla anche per Mapplethorpe». No a moralismi e bigotti, insomma. Lo ripeterà più volte, sottolineando anche che l’arte non può accettare le ipocrisie moralistiche.

«La sobrietà possono tenersela per i loro congiunti» e insiste sul Mart come museo contro la mafia.
Un punto ha voluto sottolineare: che le mostre fin qui fatte venivano da decisioni del precedente consiglio d’amministrazione.
«Da adesso in poi, potete giudicarmi».

Rivendica il nuovo rapporto con Arte Sella, «sempre snobbata prima di me». E poi annuncia il grande omaggio roveretano a dicembre con Depero. E mostre alla Galleria Civica di Trento come l’omaggio all’architetto Salvotti e alla fotografia omosessuale, a Pasolini e agli Zanoni. Poi pensa anche a un momento di riflessione con alcuni grandi intellettuali come Tahar Ben Jelloun e Mario Vargas Llosa e a un altro momento di incontro sull’arte contemporanea con le grandi istituzioni italiane. Senza dimenticare nel 2023 una mostra sull’arte degenerata, come la intendeva il Nazismo, ovvero l’arte migliore.
Per il resto, se tutto si realizzerà lo dirà solo il tempo.

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