Secondo giorno di ispezioni per tracciare il virus in Rsa

di Marica Viganò

Due giorni di ispezioni per raccogliere la documentazione nelle 13 Rsa su cui indagano le procure di Trento e di Rovereto. I carabinieri, entrati nelle strutture con in mano i decreti di esibizione atti firmati dai pubblici ministeri, sono usciti con voluminosi faldoni, la cui disamina durerà - come è facile ipotizzare - almeno alcune settimane. Le indagini sulle morti nelle case di riposo trentine attribuibili a Covid 19 (298 decessi al 23 aprile) sono partite martedì con il blitz dei carabinieri del Nas di Trento e di Padova, della sezione di pg del tribunale, delle stazioni territoriali e del reparto operativo provinciale nelle tredici case di riposo in cui è stata registrata la più alta mortalità. Solo in una struttura, Villa Belfonte a Villazzano, gli investigatori hanno concluso l’acquisizione degli atti nella tarda serata; nelle altre 12 case di riposo gli accertamenti sono proseguiti per l’intera giornata di ieri.

Sotto la lente degli inquirenti ci sono le procedure di ri-accoglienza degli ospiti al rientro da periodi di cura in strutture esterne. Ci sono almeno tre episodi da chiarire e che riguardano differenti case di riposo. Situazioni che spiegherebbero come il virus sia entrato in alcune Rsa e si sia diffuso in modo improvviso e rapidissimo. È il caso di un anziano risultato positivo al Covid dopo la degenza in ospedale e non immediatamente isolato. Altri due ospiti, in diverse Rsa, avrebbero inconsapevolmente”trasportato” il virus dalla struttura riabilitativa in cui avevano trascorso un periodo di ricovero alle case di riposo in cui risiedono.

Tra la documentazione acquisita dai carabinieri ci sono gli organigrammi delle Rsa, i protocolli relativi all’emergenza sanitaria, la valutazione dei rischi con riferimento al Covid 19. L’obiettivo è la “tracciabilità” del virus: capire da dove possa essere partito e stabilire se fosse possibile fermarlo e come. La procura ha chiesto gli «atti sanitari relativi agli ospiti che si ritiene abbiano subito contagio da virus, comprese tutte le persone decedute per qualsiasi causa». In merito al personale, particolare attenzione viene prestata agli atti relativi agli operatori che hanno svolto attività nelle strutture e alle ipotesi di contrazioni del virus da parte degli stessi. Le verifiche riguardano anche l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale (i Dpi), come mascherine, visiere, occhiali, guanti, camici, nonché la disponibilità nei magazzini.

Nel decreto di esibizione atti i pm Sandro Raimondi e Marco Gallina scrivono che emerge come nelle Rsa vi sia stata «una massiccia ed anomala diffusione della patologia Covid 19, certamente coinvolgente gli ospiti della struttura stessa ma verosimilmente anche il personale». All’elenco dei pazienti deceduti verrà dunque affiancato l’elenco degli operatori contagiati per cercare di capire se ci siano state falle nella gestione dell’emergenza.

Per la procura di Trento l’ipotesi di reato è epidemia colposa; la procura di Rovereto ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. L’obiettivo comune è di fare chiarezza sull’alto tasso di mortalità in alcune strutture di assistenza. La documentazione acquisita dai carabinieri riguarda Villa Belfonte a Villazzano, a Cavedine la Apsp Residenza Valle dei Laghi, Apsp San Giovanni di Mezzolombardo, Fondazione comunità di Arco, Apsp Città di Riva, Apsp Giudicarie Esteriori a Bleggio, Residenza Molino a Dro, Apsp Giacomo Cis a Ledro, Casa di riposo S. Spirito - Fondazione Montel di Pergine, Casa di riposo don Ziglio di Levico, Casa di riposo San Gaetano di Predazzo, Apsp Santa Maria di Cles, Casa di riposo Bontempelli di Pellizzano.

comments powered by Disqus