Classi «pollaio» alle superiori: migliaia di firme di protesta e Bisesti è costretto al dietrofront

La protesta è partita dal Liceo Da Vinci, ma si è allargata a tutte le scuole superiosi del Trentino: la notizia che l’assessorato di Bisesti intende «accorpare» più classi alla ripresa della scuola, riempiendo le aule fino al numero massimo consentito dalla legge, ha provocato una vera rivolta con migliaia di firme raccolte. Battezzata «No classi pollaio».

Ora, dopo una stizzita risposta del Sovrintendente Ceccato («i numeri sono in linea con i dettati legislativi», ora la Provincia fa un primo parziale dietrofront.

Afferma il comunicato stampa odierno della giunta provinciale: «Facendo seguito ai timori manifestati da docenti e genitori, il Dipartimento istruzione della Provincia ritiene opportuno precisare che: la situazione organizzativa delle classi del Liceo scientifico “L. Da Vinci” di Trento relativa al prossimo anno scolastico (2020-21) è all’attenzione dell’Amministrazione scolastica provinciale, che si è dimostrata disponibile a riconsiderare nelle prossime settimane gli andamenti concreti, in quanto suscettibili di modificazioni fino all’inizio del prossimo mese di luglio.

In questa fase, l’Amministrazione è tenuta ad applicare i criteri adottati dalla Giunta provinciale per la formazione delle classi, per assicurare la legittimità dell’azione amministrativa, ma anche per garantire equità di trattamento tra tutte le altre scuole della provincia.

Peraltro preme sottolineare che le azioni assunte dall’Amministrazione sono state in più volte comunicate alla Scuola ed in particolare, in occasione di un incontro con tutti i vertici degli organi dell’Istituzione scolastica, sono state rappresentate nel merito le motivazioni della scelta operata e è stata confermata la disponibilità a tener aperto il confronto».

Nessun accenno invece alle altre scuole: sono interessati al provvedimento praticamente tutti gli istituti superiori della Provincia.


 

LA PROTESTA

«La scuola non è un pc che funziona, la fibra ottica che viaggia veloce, lezioni in video. Queste sono solo possibilità (non per tutti) da percorrere in una fase transitoria del nostro percorso scolastico. Una parentesi».
Lo scrivono all’Adige gli studenti e le studentesse della 2M del Liceo scientifico Da Vinci di Trento, in risposta alle dichiarazioni di questi giorni degli adulti che stanno decidendo del loro futuro scolastico. «Ci disorienta e ci fa arrabbiare - proseguono - sentire i responsabili dell’Istruzione parlare di potenziamento della didattica online, come se questo fosse il futuro della scuola trentina, un traguardo da raggiungere. La Scuola, con la maiuscola, è un’altra cosa. È relazione, amicizia, guardarsi negli occhi, alzare la mano, dialogo e a volte scontro coi nostri insegnanti, inclusione e rispetto delle differenze. Vogliamo sapere cosa si sta facendo di concreto per farci tornare in aula, con la nostra classe e i nostri insegnanti, non cosa si sta pensando per farci studiare meglio a casa».
Proprio dal Da Vinci è partita una raccolta firme che si sta allargando anche agli altri istituti di Trento, contro l’accorpamento delle future classi terze e l’ampliamenti dei numeri di studenti nelle classi prime programmato dal Dipartimento della Conoscenza. «A settembre le nostre classi saranno rimescolate e così i nostri insegnanti, per ragioni di contabilità - scrivono dal Da Vinci -. Quello che stiamo costruendo, le relazioni tra compagni e docenti che ci aiutano in questi giorni difficili, la speranza di ricominciare insieme a settembre, tutto da rivedere. Qualcuno ha idea di come ci sentiamo noi studenti?».
E l’accorato appello di ragazze e ragazzi della 2M è anche quello della Consulta degli studenti e di quella dei genitori. «Abbiamo avuto una riunione con l’assessorato e gli organi istituzionali - dichiara Leonardo Divan, presidente della Consulta degli studenti -, fra le varie questioni è stata accennata anche quella di avere a settembre classi più grandi. Dobbiamo capire i dettagli, per ora si tratta di una proposta embrionale, ma se si proseguirà in questa direzione sicuramente faremo sentire la nostra voce perché siamo assolutamente contrari a questa misura, che ci danneggia tutti». Alla Provincia gli studenti chiedono di poter rimanere con i compagni e gli insegnanti con i quali hanno iniziato il loro ciclo scolastico. «Senza un incremento dell’organico di almeno un dieci per cento, e stiamo parlando di una soglia minima non certo di quanto servirebbe davvero, sarà impossibile effettuare il prossimo anno scolastico in classe - prosegue Divan -. Nel momento in cui si dovrà convivere con il Coronavirus e quindi il distanziamento fisico, chiaramente le classi devono contenere meno studenti».
Preoccupazioni condivise anche dalla Consulta dei genitori che chiede sostanzialmente due cose: la scuola in presenza per le classi prime, almeno nei primi mesi e la stabilità per le altre classi nel mantenimento di compagni e docenti.
«Posso comprendere e accettare la logica del Dipartimento di fare classi più numerose al primo anno sapendo che poi andranno dimezzate a settembre - afferma Maurizio Freschi, presidente della Consulta dei genitori -. Non comprendo, e nemmeno si accetta come genitori, la scelta di rimescolare le carte sulle terze classi, come il caso del Da Vinci. Decisamente andrebbe privilegiata la continuità dei gruppi classe perché le dinamiche fra studenti e insegnanti sono consolidate e si creerebbero differenze - per esempio chi avrà il privilegio di continuare assieme e chi invece verrà diviso?
- e di conseguenza difficoltà. La priorità al momento è chiarire come si faranno gli esami per concludere questo anno scolastico, poi il rientro di settembre ce lo aspettiamo, ove possibile, in presenza o almeno parziale presenza con l’attenzione che tutte le prime di ogni ordine e grado inizino l’anno in classe: creare un gruppo classe direttamente online significherebbe non avere quella formazione del gruppo e di empatia con il docente per poi poter lavorare anche a distanza».

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