Educatori "trasformati" in babysitter Genitori al lavoro, figli a casa: tanti soldi ma per poche famiglie

di Matteo Lunelli

Non più le famiglie che portano i bambini alle colonie estive, che in gran parte non saranno attive, ma gli educatori che vanno direttamente a casa dei piccoli a fare da babysitter. Così i 4,5 milioni di euro già a bilancio provinciale per i buoni di servizio estivi, vengono “reinventati” e reinvestiti in questa nuova iniziativa, che andrà ad aiutare circa 900 famiglie, o meglio mamme. Con una rapida divisione, oltre 4.500 euro a disposizione di ogni famiglia per due mesi di babysitteraggio (giugno e luglio). Soldi che la Provincia verserà all’ente e l’ente pagherà i lavoratori. «Si tratta solo di un primo step, stiamo lavorando per introdurre altre novità a sostegno delle famiglie», sottolinea l’assessora Stefania Segnana.

Effettivamente la platea alla quale si rivolge l’iniziativa non è particolarmente ampia. Prima regola: entrambi i genitori devono lavorare e nessuno dei due in smartworking. Seconda: la misura è rivolta alle madri lavoratrici del settore privato e del settore pubblico limitatamente ai comparti sanità, sicurezza, difesa e soccorso pubblico.

Ovvero, tendenzialmente, dottoresse, infermiere, vigilesse. Terza regola: Icef inferiore a 0,40 («Ma può essere rivalutato ad oggi, con le buste paga degli ultimi due mesi, non quelle dell’anno scorso: così potremo includere anche chi non ha lavorato durante la fase 1 ma adesso deve tornarci», sottolinea Segnana).

Tre regole, quindi, che riducono parecchio la potenziale platea. «Ma non è una questione di soldi da investire, quanto di persone a disposizione per rispondere alle richieste: enti e cooperative accreditate hanno circa mille educatori a disposizione che potrebbero rispondere alla richiesta delle famiglie. E queste saranno circa 900. Questo aiuto è comulabile con il voucher babysitter dell’Inps, nella speranza che anche il congedo parentale venga rinnovato nuovamente».

Stuzzichiamo: soldi dello Stato (i voucher e il congedo, senza dimenticare i bonus alimentari per la spesa) più questi 4,5 milioni che erano già a bilancio, ad oggi, concretamente, la Provincia non ha ancora spostato dalle proprie casse a quelle dei cittadini del denaro. L’assessora spiega. «Questi 4,5 milioni sono comunque denaro provinciale che diamo alle famiglie e poi nel piano le risorse ci sono e sono tante. Ribadisco che stiamo lavorando su molte idee, a partire da una riapertura dei nidi con 3 bambini alla volta, e appena saranno definite il denaro ci sarà».

Il provvedimento, che ha durata fino al 31 luglio 2020, prevede un contributo orario di 20 euro (famiglia con 1 figlio) e 25 euro (con 2 o più figli): l’onere a carico delle famiglie è pari al 10% del costo del servizio.
«Parliamo di mamme perché i buoni di servizio sono un progetto di sostegno al lavoro femminile e conciliazione. Molte lavoratrici del pubblico hanno la possibilità di continuare a lavorare da casa, quindi abbiamo pensato a un aiuto per quei comparti che non possono farlo. Infine va ricordato che gli educatori dovranno andare a casa delle famiglie rispettando i protocolli sanitari, ovvero indossando mascherine e altre protezioni come camici e guanti: la sicurezza è importante in questa fase».

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