Scuola, ripresa difficile e con poche certezze L'assessore Bisesti: «Studenti a turno in aula» Parte delle attività con la didattica on line

di Nicola Marchesoni

Scuola trentina, del doman non v’è certezza. Anzi, una sì: nessuno ad oggi, nemmeno la giunta Fugatti, sa con precisione come sarà la ripresa delle lezioni di settembre. È ancora tutto indefinito, come i volti dei consiglieri provinciali coperti dalle mascherine che ieri hanno preso parte alla seduta consiliare straordinaria incentrata sul post Covid-19 nel mondo scolastico. Ci sono solo ipotesi.

Mirko Bisesti ha comunque assicurato che entro maggio sarà tutto più chiaro. «Stilerò insieme i vari attori della scuola - ha dichiarato l’assessore all’Istruzione - le linee guida per la ripresa. Stiamo pensando, per esempio, ad una turnazione delle classi, nell’arco dell’intera giornata, con attività che possono essere fatte da casa. Le prime classi della primaria avranno più tempo in aula rispetto alle quinte. Idem per le  secondarie. Più si va avanti con l’età dello studente, maggiore è la sua autonomia e maggiore deve essere la sua responsabilizzazione».

Fino a quando non verrà trovato il vaccino contro il Coronavirus, a farla da padrone dunque continuerà ad essere la didattica online. I mezzi di trasporto adibiti al servizio scolastico «vedrebbe ridotta l’attuale capacità di movimento degli studenti ad un valore inferiore al 50% di quello attuale». Per l’accesso al servizio mensa, visto che gli spazi dimezzerebbero l’attuale capienza, secondo Bisesti si può pensare a modalità alternativa di somministrazione dei pasti impiegando anche altri locali e programmando le lezioni per ridurre l’accesso al servizio.

Sotto il profilo logistico, ciascuna istituzione scolastica sarà chiamata ad una verifica puntuale delle capienze in rapporto al numero degli studenti e degli insegnanti potenzialmente presenti in classe.

Esemplificando in una classe di 45 metri quadri andrà indicato a livello di sicurezza sanitaria il numero massimo di presenze possibili in contemporanea. Su nidi e materne l’assessore si è detto fiducioso, se non peggiorerà la situazione sanitaria, a riaprirli nel corso dell’estate.

All’accusa della minoranza di aver tolto risorse alle scuole, Bisesti ha replicato così: «Non penalizziamo nessuno e rafforzeremo le misure per il sostegno alle famiglie degli studenti che devono restare a casa per per le lezioni online. Certo, se poi da Roma non ci lasceranno i soldi che ci spettano (i 430 milioni del patto di Milano, ndr), si fa tutto più difficile. Ci siamo e non rispondo ai “leonicini da tastiera”».

La relazione di Mirko Bisesti letta in aula ha deluso le minoranze. Duro Ugo Rossi (Patt): «L’assessore non ha dato oggi alle famiglie indicazioni chiare con date e interventi per chiarire il percorso della scuola all’inizio del prossimo anno. In particolare per i genitori che manderanno i bimbi nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido. Serve al più presto un piano di ripresa serio che comprenda pure la spiegazione di come sarà finanziato».

Per Filippo Degasperi (Onda Civica) non è condivisibile l’affermazione dell’esponente della giunta fugattiana che il futuro della scuola sia la didattica a distanza: «La relazione che si crea nel gruppo classe con l’insegnante e con i compagni è il vero motore della crescita e dell’apprendimento».

Un concetto quest’ultimo ripreso anche da Paolo Ghezzi (Futura): «È indispensabile riprendere quanto prima la scuola tradizionale. Segnalo, poi, che anche in questa emergenza le persone più penalizzate sono state quelle delle fasce deboli».

Alex Marini (pentastellato nel gruppo Misto) ha evidenziato la necessità di investire nella dotazione tecnologica e sulla banda larga, sui quali dobbiamo accelerare in maniera decisa.

A Mirko Bisesti è arrivato il pieno sostegno dei consiglieri di maggioranza. Claudio Cia (Agire) però è preoccupato per il futuro: «L’istruzione sarà stravolta nelle modalità di insegnamento, nell’uso delle strutture, forse anche nei contenuti, chissà. In questa rivoluzione, l’intera classe insegnante si è dovuta mettere in discussione, scoprendo alcune difficoltà e impreparazioni tecnologiche, ma anche psicologiche. Lo stesso dicasi per le famiglie che si sono trovate a coadiuvare l’insegnante nella formazione dei ragazzi. Attenzione però perché in futuro avremo un ammanco totale in bilancio di 810 milioni di euro dobbiamo tenere i piedi saldi per terra».

Tre su sei le risoluzione approvate dal Consiglio provinciale. Due dei documenti passati li ha presentati la consigliera del Pd Sara Ferrari, con la sottoscrizione di tutti i gruppi di minoranza. Si impegna la giunta, tra le altre cose, ad uno stanziamento straordinario per la scuola trentina, a fornire, per le fasce 0-6 anni, misure urgentissime di conciliazioni per i genitori che tornano al lavoro, anche sperimentando da subito attività in piccoli gruppi. E ancora, ad aprire tavoli di confronto tra tutti i soggetti rappresentativi del mondo educativo per elaborare un piano verso la riapertura, a stabilire con l’Apss protocolli di comportamento e di tutela per il personale e per gli utenti, e a individuare con gli enti locali le soluzioni di spazi più idonee.

La terza risoluzione che ha ricevuto il via libera è stata portata da Vanessa Masè. La consigliera della Civica, supportata da dati, ha fatto presente che ci sono decine di migliaia di bambini che hanno perso il loro riferimento in questi mesi di confinamento fisico e mentale: «La politica dovrebbe mettersi nei panni, oltre che dei genitori, dei bambini, ha notato perché le conseguenze di disagio psicologico di questo lockdown non si possono sottovalutare. I genitori sono stremati, senza una prospettiva certa di futuro non solo dal punto di vista economico, ma anche dei servizi, ha aggiunto. Servono dunque pronte risposte e non possiamo permetterci di sacrificare delle lavoratrici o in alternativa i nonni perché mancano i servizi».

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