Nidi e materne: no riapertura Le famiglie nell’incertezza

Una sola certezza: i nidi e le scuole materne del Trentino fino a metà giugno non riapriranno. Per il resto, tutto il resto - come nidi e materne saranno riaperti in sicurezza, con quale rapporto tra bimbi ed educatrici, etc - si naviga a vista. Aggrappati ai dati di oggi, e soprattutto a quelli che verranno. Dati relativi al contagio, alla conferma della stabilizzazione. Alla garanzia che non ci saranno pericolosi rigurgiti del Coronavirus.

Messa così, le attese dei genitori restano inevase, proprio nei giorni in cui molti sono ritornati sui luoghi di lavoro. Per le famiglie con bimbi piccoli tra zero e 6 anni, per ora, l’unica certezza è lo stato di incertezza. È stato l’assessore all’istruzione, Mirco Bisesti, lui che avrebbe voluto anticiparne l’apertura a maggio, a confermare che asili nido e scuole materne non potranno riaprire prima di metà giugno. L’assessore lo ha spiegato ieri, nella riunione tecnica che ha visto attorno al tavolo (in videoconferenza), anche il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, l’assessora alle politiche sociali Stefania Segnana, i dirigenti di dipartimento Giancarlo Ruscitti (salute e politiche sociali), Roberto Ceccato (istruzione e cultura), Luciano Malfer (Agenzia per la famiglia), il direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, Antonio Ferro, le rappresentanti delle cooperative che gestiscono i nidi (Pro.Ges. Trento, Città Futura, Coccinella, Bellesini), delle Tagesmutter e, per il comune di Trento, l’assessora Chiara Maule. A dare man forte all’annuncio di Bisesti è stato Antonio Ferro.

Per metà maggio, ha detto il responsabile prevenzione dell’Apss, si potrà capire il reale andamento dei contagi, se il rallentamento sarà confermato. Come dire: decisioni, prima, non se ne possono prendere. Osservazione: la Provincia di Bolzano ha annunciato invece la riapertura di nidi e materne, prudentemente ricalibrando il rapporto tra educatrici e bimbi. L’assessore Bisesti ha riconosciuto: in Alto Adige c’è una situazione (numero di contagi, ndr) diversa.

Come faranno, allora, da qui a metà giugno, per più di un mese, le famiglie con bambini a casa, a conciliare casa e lavoro? L’assessora Segnana ha confermato che saranno attivati i buoni di servizio per il babysetting. La Provincia, questo l’impegno, metterà sul piatto risorse aggiuntive a quelle assicurate dallo Stato per le baby sitter. Quante? Ancora non è chiaro.

Qualche elemento in più sui criteri di accesso. Nell’ordine: Icef con valore basso, presenza di disabilità in famiglia, necessità per entrambi i genitori di lavorare e la data di protocollo della domanda. Perché è chiaro che non ci saranno risorse sufficienti a coprire tutte le richieste potenziali di sostegno avanzate dalle famiglie. Non una bella notizia. L’assessore Bisesti ha spiegato che la Provincia sta valutando anche la possibilità di prolungare il periodo di congedo parentale, ma non è così semplice.

Nel servizio di babysitting a domicilio potranno essere dirottate le Tagesmutter, le educatrici delle cooperative che gestiscono nidi ed il personale che di norma viene coinvolto in estate per gestire i vari Grest, le “materne aperte” e le diverse attività sociopedagogiche di animazione per i più piccoli.
Il problema, però, sono i tempi. Sono le risposte, attese, dall’Azienda sanitaria, che diano un po’ di certezze alle famiglie. Ad esempio: se ci sarà ci sarà una riapertura, con la strategia di svolgere il più possibile attività all’aperto, con gruppetti ristretti di bimbi e sempre la stessa educatrice che li segue, che garanzie ci sono che, quanto a possibilità di contagio, il “fuori” è più sicuro che il “dentro”? Dal tavolo di ieri, nessuna risposta.

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