Coronavirus, scontro sui morti nelle Rsa Opposizioni all'attacco dell'assessora Segnana

di Franco Gottardi

Futura invita l’assessora Stefania Segnana a cambiare atteggiamento o dimettersi, il Pd con Luca Zeni la accusa di aver rinunciato a esercitare il ruolo di regista e di non aver saputo gestire l’emergenza, il Patt è sconcertato per il tentativo di scaricare le proprie responsabilità. La replica della responsabile provinciale della sanità, che sull’Adige ha duramente ribattuto alle accuse lanciate due giorni prima dal presidente della Apsp Città di Riva, Lucio Matteotti, ha scatenato la reazione delle opposizioni politiche che hanno messo Segnana nel mirino.

Il primo a muoversi ieri mattina in sede istituzionale è Luca Zeni. In un’interrogazione l’ex assessore alla sanità nella scorsa legislatura ricorda l’iniziale braccio di ferro, all’arrivo della pandemia in Trentino, tra la Provincia, che voleva consentire ai familiari le visite agli ospiti, e Upipa e Spes in nome delle case di riposo che invece avevano preteso la chiusura totale indicando i pericoli legati a un’ingresso del virus all’interno delle Rsa. Zeni accusa Azienda sanitaria e Provincia di essersi mosse in ritardo nella costituzione di una task force di supporto alle Apsp, lasciate ad affrontare il contagio nelle prime settimane con pochi mezzi e soprattutto pochi e inadeguati dispositivi di protezione di ospiti e operatori a disposizione. E coglie nella lettera dell’assessora a Matteotti una sorta di avvertimento a tutte le Apsp sul fatto che la responsabilità delle scelte, anche in caso di indagini giudiziarie sulla gestione dell’emergenza, ricadono su di loro.

«Perché - chiede il consigliere del Pd - nello specificare le responsabilità giuridiche non ha riconosciuto anche le proprie responsabilità politiche ed errori?»

Il direttivo di Futura, nell’esprimere lo sgomento per lo «scaricabarile» imputa all’assessorato di aver lasciato sole Upipa e Spes in un momento drammatico, non riuscendo a prevedere quello che sarebbe successo e addirittura insistendo con misure troppo blande per il contenimento del virus. «Stefania Segnana - afferma Futura - non è all’altezza della difficilissima partita in corso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Come mai i dispositivi di protezione non sono stati consegnati alle Rsa a inizio emergenza? E per il gravissimo ritardo di un mese nell’istituzione della task force e nell’individuazione di Rsa Covid, a contagi ormai dilagati e decessi avvenuti, di chi è responsabilità? Erano misure da definire prima che l’epidemia esplodesse, non a frittata fatta». Insomma, l’assessore secondo il partito di Paolo Ghezzi e Lucia Coppola non ha dimostrato visione e capacità di dare risposte.

Si dicono sconcertati i consiglieri provinciali del Patt, Michele Dallapiccola, Paola Demagri e Ugo Rossi, nel leggere la lettera dell’assessore Segnana in risposta a Matteotti. «Non è ammissibile - afferma in particolare Demagri incredula - che scarichi in questo modo tutte le responsabilità sulle Rsa con una violenza che non è propria del ruolo che ricopre».
La consigliera, che di professione è infermiera all’ospedale di Cles,  rabbrividisce di fronte ad affermazioni che considera uno «scaricabarile» su strutture che al contrario - ricorda - hanno fatto da argine rispetto a posizioni troppo morbide indicate dalla Provincia nella prima fase.

Prendendo spunto dallo scontro tra Matteotti e Segnana interviene anche Filippo Degasperi che paragona il presidente Fugatti e l’assessora a Badoglio e Cadorna, personaggi funesti della storia d’Italia e delle sconfitte subite in guerra. Paragonando gli operatori delle Rsa ai soldati in prima linea il consigliere provinciale di Onda Civica ne sottolinea con rammarico l’abbandono «in balia degli eventi per intere settimane in cui si sarebbe potuto far tesoro delle disavventure altrui, evitando di riprodurle con risultati addirittura più drammatici».

Alle istituzioni provinciali viene imputato di non aver avuto «nessun piano antipandemico, nessuna azione di prevenzione sul territorio, nessuna indicazione specifica alle strutture sanitarie e alle Rsa, nessuna attività di salute pubblica, nessun monitoraggio tramite tamponi o test sierologici del personale sanitario, mancato approvvigionamento dei dispositivi di protezione».

E anche in vista della fase 2 teme che i due “generali” non siano in grado di prendere le giuste decisioni per una ripartenza che tenga conto delle esigenze economiche e sanitarie «mentre lavoratori autonomi, professionisti, commercianti, artigiani, albergatori rischiano di rimanere stritolati tra la forza dell’epidemia e l’inconsistenza di chi avrebbe dovuto prevenirla e sconfiggerla».

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