Analizzata dall'Azienda sanitaria l'origine di 100 nuovi contagi in Trentino ll 30% dei positivi è "senza spiegazione"

di Matteo Lunelli

Perché finisca il “restate a casa”, con tutti i divieti e le restrizioni che comporta, bisogna che il numero di nuovi contagi cali drasticamente.

Non esiste, almeno non ufficialmente, un numero minimo: si sa che le proiezioni parlano di 10 o 20 casi al giorno verso fine aprile, se sapremo stringere i denti ancora per due o tre settimane. Ma a quel punto dipenderà da dove, come e perché avvengono i contagi. Quello resta il nodo da sciogliere, quello sarà il dato da cui deriveranno le scelte: chi prende il Coronavirus è in gran parte legato alle Case di riposo? O è soprattutto personale degli ospedali? O è gente che non ha rispettato le regole?

Su questo è al lavoro, da settimane, lo staff guidato dal dottor Antonio Ferro, che ha analizzato i (circa) 100 nuovi contagi registrati ieri. «Una quindicina sono legati alle Case di Riposo e altrettanti sono stati registrati in Pronto soccorso da persone che avevano da qualche giorno sintomi influenzali, si sono aggravate e si sono presentate in ospedale. Si tratta, comunque, di contagi avvenuti una quindicina di giorni fa. Restano così da classificare gli altri circa 70 nuovi positivi: circa la metà sono in ambito famigliare, ovvero parenti di soggetti in quarantena che poi hanno iniziato ad avere sintomi. I rimanenti, più o meno 30, sono quelli per cui è estremamente difficile trovare una causa certa. Magari sono persone che lavorano, si spostano e hanno avuto contatti in ambienti pubblici, ma per le quali è difficile ricostruire con esattezza, e soprattutto in tempi brevi, la “fonte” della trasmissione.
E sono questi i casi che ci dicono che bisogna stare a casa. Questo 30% circa di nuovi contagi spiega che è importante rispettare ancora le regole di chiusura».
Questi 30 contagi “senza spiegazione” sono quindi quelli da cui dipende la tempistica di un ingresso nella seconda fase dell’emergenza.

Quella, cioè, di un lento, lentissimo, ritorno alla “normalità”. Il perché delle virgolette lo spiega il presidente Maurizio Fugatti: «Che il Trentino possa e debba ripartire non c’è dubbio. Lo sappiamo e lo vogliamo. Tuttavia non c’è ancora una chiarezza scientifica sul quando potrà accadere. Ma, sia chiaro da subito: sarà un Trentino diverso, con regole meno restrittive rispetto a quelle attuali ma di certo con criteri di quotidianità diversi.
La situazione è in divenire quotidiano: le restrizioni rimarranno così come sono fino al 4 maggio se i contagi si dovessero innalzare. Se la flessione degli ultimi giorni venisse confermata si potrebbe cambiare qualche regola a partire dal non uscire di casa. Ma non sarà come prima. Sicuramente no.
Saranno eventualmente percorsi a step che dobbiamo mettere in piedi».

Il percorso, iniziato questa settimana, prevede prima di tutto un incremento dei tamponi eseguiti. Aumenteranno anche i contagi, almeno all’inizio, ma così medici, infermieri, case di riposo (ovvero le persone ad oggi più a rischio di rappresentare i nuovi contagiati) saranno testati “a tappeto”.
A mille tamponi al giorno (l’obiettivo dei 1.500 non è stato ancora raggiunto) questo processo dovrebbe durare ancora qualche giorno. Fugatti ha parlato dei tamponi in conferenza stampa: «Certo, abbiamo un problema con i reagenti - ha ammesso - è un po’ come le mascherine 20 giorni fa, che si faceva fatica a trovarle. Tante realtà regionali a livello mondiale stanno puntando sul fare i tamponi, ma servono i reagenti. Tu puoi avere la struttura, il personale, la tecnica e le macchine e non hai le sostanze chimiche. Oggi siamo abbastanza tranquilli, ma certo se queste sostanze non le trovassimo nei prossimi giorni, potremmo andare in difficoltà».

La settimana dopo Pasqua sarà importante per avere conferme su stabilizzazione o, meglio, ulteriori cali. A quel punto, proiezioni alla mano, si procederà all’inizio di una nuova fase. Non certo la normalità, ma una piccola boccata d’ossigeno per tutti.

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