#iostoacasa con Francesca Neri «Tv, cucina e telefono per scacciare l’ansia»

di Giorgio Lacchin

«Vorrei essere a Levico».

Invece è a Roma.

«Chiusa in casa con Claudio e Rocco».

Francesca Neri, 56 anni, è una grande attrice trentina. Ha recitato per registi straordinari come Bigas Luna (Le età di Lulù), Gabriele Salvatores (Sud), Pedro Almodovar (Carne tremula), Giuseppe Bertolucci (Il dolce rumore della vita), Ridley Scott (Hannibal) e Pupi Avati (Il papà di Giovanna), poi si è dedicata alla produzione cinematografica. Francesca vive a Roma ed è sposata da molti anni con il celebre attore e regista Claudio Amendola.

«Stavamo per venire a Levico: volevamo starci una decina di giorni, abbiamo il nostro appartamento, poi è scoppiata l’emergenza. Avremmo dovuto lasciare Rocco, il nostro figlio, da solo... e comunque è più giusto stare a casa, no?».

Certo.

«Ma lassù vengo sempre volentieri. Adesso, per dire, starei molto più volentieri a Levico che a Roma!».

Come sta, Francesca?

«Proprio adesso che stavo meglio, che cominciavo a uscire, è successo tutto questo».

Non è stata bene?

«Ho passato due anni in quarantena, praticamente».

Davvero?

«Una malattia cronica».

Non sapevamo niente.

«Ho dovuto smettere di lavorare. Ho passato tantissimo tempo a casa».

Ma ora è guarita.

«Non completamente; quasi. Stavo ricominciando a uscire, appunto».

Ed è arrivato il coronavirus.

«Negli ultimi due anni ho fatto un viaggio dentro me stessa. Veramente. E adesso l’isolamento costringerà tutti quanti a fare la stessa cosa».

Praticamente sì.

«Ti fa sentire meno solo!».

Ma lei, Francesca, è più allenata.

«Infatti questa situazione non mi sembra così strana».

Lei farà coraggio agli altri.

«Faccio da supporto agli amici via Facebook. Sto facendo un sacco di sostegno domiciliare!».

Anche questo è importante.

«Ognuno fa quel che può. Anzi: potessi far di più! Pensavo che dopo questi due anni per me complicati sarebbe stato difficilissimo ricominciare, invece, se potessi, andrei in prima linea! Farei qualsiasi cosa per rendermi utile».

Lei è in casa con Claudio e Rocco.

«In questi momenti vengono messi alla prova tutti i rapporti ma io e Claudio stiamo insieme da tanti anni... Siamo super rodati!».

Claudio come sta?

«Gli sono saltati un sacco di lavori: doveva fare un film come regista, tanto per cominciare».

La cosa grave è che non sappiamo quando l’emergenza finirà.

«L’incognita è quella. Ma noi, a Roma, abbiamo un vantaggio».

Quale?

«Abbiamo visto ciò che è capitato al Nord, e la gente ha capito e si è comportata molto bene».

Francesca, ha avuto paura?

«Ansia, più che paura. Perché tu reagisci alla paura; l’aggredisci. Ma se non sai - se non conosci - subentra l’ansia. L’ansia è non sapere di cosa devi avere paura e per quanto. La cosa più pericolosa è che le persone che oggi si comportano bene e rispettano le regole, un giorno, non sapendo gestire l’ansia, vadano in depressione».

E reagiscano in maniera sbagliata.

«Questa non è soltanto un’emergenza medica o economica, ma anche sociale».

Il problema psicologico, dunque, è altrettanto importante.

«Sia ora che dopo. Esatto».

Lei cosa fa in questi giorni così strani?

«Di tutto. Ieri (martedì, ndr), tanto per dire, ho costretto Claudio a “tirare” la pasta per le fettuccine».

Ha fatto le fettuccine?

«Certo, ma siccome ho dei problemini alla schiena ho chiesto a Claudio di darmi una mano. Erano dieci anni che non le facevo!, ma mia madre era una cuoca fantastica, e anche mio fratello lo è».

Bellissimo.

«E ogni giorno, insomma, faccio una pasta o una torta o gli gnocchi...  Cose così».

E se non è ai fornelli?

«Un sacco di telefonate, tante videochiamate con i parenti a Trento. Anzi: adesso dico una cosa che può sembrare orribile».

Addirittura.

«Meno male che mia mamma è venuta a mancare l’estate scorsa, sennò sarebbe stata una tragedia. Ci ho pensato tante volte in questi giorni: come avremmo fatto, lei a Levico e noi a Roma? Come avremmo potuto assisterla? E poi era una donna molto ansiosa: come avrebbe vissuto tutto questo? Il cielo le ha fatto un regalo... La sua vita l’ha comunque vissuta, aveva 90 anni. E in tutti questi anni abbiamo potuto seguirla. Ora, invece, cosa vediamo? Anziani che muoiono da soli, in un letto d’ospedale, senza un figlio vicino, un parente. Senza conforto. Noi conosciamo gente a Milano che ha perso i genitori e non ha neppure potuto assisterli».

Una tragedia nella tragedia.

«Sì, il cielo ha fatto un regalo a mia madre».

Chissà.

«Beh... comunque, oltre alla cucina e le telefonate, faccio una scorpacciata di serie televisive. Le ho viste un po’ tutte!».

Sta progettando qualcosa anche sul fronte lavorativo, per quando l’emergenza sarà finita?

«Mi sono fermata, per la verità. La lunga sosta forzata mi ha fatto molto riflettere. Non è detto che torni a fare ciò che facevo prima».

Lei è una grande attrice, molto famosa, e un’importante produttrice cinematografica.

«La malattia cronica mi ha segnata moltissimo».

Può fare qualcos’altro, magari scriverà un libro.

«Ho voglia di essere una persona più che un personaggio».

comments powered by Disqus