Da ieri il via alle multe

Non più un reato penale, ma un illecito amministrativo. Da ieri è entrato in vigore il decreto approvato dal consiglio dei ministri che, come noto, prevede multe da 400 a 3000 euro per chi viola le misure previste per evitare la diffusione del Coronavirus. Una somma che può lievitare fina a un terzo, raggiungendo i 4.000 euro, se la violazione è commessa usando un veicolo. Come avviene nel caso di una contravvenzione al codice della strada, per chi paga entro 5 giorni, c’è una riduzione del 30%.

Ma che fine fanno le denunce penali elevate fino a ieri? In Italia se ne contavano oltre 100mila; un centinaio, invece, quelle che erano arrivate sul tavolo della procura di Trento. La nuova norma sarà applicata in modo retroattivo: dunque gli atti torneranno alle forze dell’ordine e chi ha commesso la violazione sarà raggiunto da una contravvenzione. In questo caso verrà applicata una sanzione pecuniaria di 200 euro, al posto di quella penale, ovvero pari alla misura minima ridotta alla metà.

Tornando al decreto, diverso è il caso in cui una persona positiva, che si trova in quarantena, lasci la propria abitazione: in questo caso è punibile con l’arresto da 3 a 18 mesi e (in aggiunta) con l’ammenda da euro 500 ad euro 5.000. E non è possibile accedere all’oblazione. Il reato non ricorre invece laddove una persona si trovi in quarantena fiduciaria, dunque quando non sia stata trovata positiva al virus.

Più pesanti le conseguenze per chi deve rispondere di epidemia colposa: da 3 a 12 anni di ergastolo se ne deriva la morte di più persone. Per chi dovesse infettare gli altri intenzionalmente, invece, la pena prevista è l’ergastolo.
«Hanno almeno fatto un decreto legge, che è sempre un atto governativo, ma almeno non è un decreto ministeriale - evidenzia l’avvocato Filippo Fedrizzi, presidente della Camera penale di Trento - colmando un vulnus della Costituzione».

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