A spasso senza motivo o alla festa degli amici Ecco cosa si rischia non rispettando il decreto Il rischio di "macchiare" la fedina penale

di Flavia Pedrini

«È vero che la norma è poco chiara, è vero che ci sono delle difficoltà interpretative, è vero che  poteva essere usato lo strumento della legge, anziché del decreto, che non passa per il vaglio del Parlamento, visto che sono limitati diritti costituzionali. Nel dubbio, però, bisogna capire che un processo è già una pena. Dunque, meglio evitarlo, perché non è una passeggiata, anche se poi dovesse andare benissimo e finire con un’assoluzione».

Sono le parole di Filippo Fedrizzi, avvocato e presidente della Camera penale di Trento, che abbiamo sentito per capire quali sono le conseguenze per chi vìola le norme previste dal decreto di Conte.
A partire dall’articolo 650 del codice penale, che prevede l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro per chi non rispetta le direttive del decreto.

Avvocato, cosa succede in caso di denuncia?

«Viene fatto un verbale di elezione di domicilio, avvisano la persona che è indagata per quel reato e si procede con la nomina del difensore. Se non lo ha di fiducia gliene verrà nominato uno d’ufficio».

Da quel momento si apre un procedimento penale?

«Sì, ma a questo proposito è utile precisare una cosa. Siamo nel penale, ma questa contravvenzione prevede, alternativamente, la pena dell’ammenda e dell’arresto, ma qui il termine arresto non va inteso come misura cautelare, ma si tratta della pena detentiva tipica delle contravvenzioni, dei reati meno gravi. Significa che, in caso di violazione dell’articolo 650 del codice penale, non si può essere subito arrestati, ma si viene denunciati e bisognerà affrontare un processo penale. In caso di condanna si rischia la pena dell’ammenda fino a 206 euro o dell’arresto, inteso come pena, fino a 3 mesi».

Una volta incardinato il procedimento penale, cosa accade?

«Può essere archiviato, può sfociare in un processo, oppure, l’altro strumento che in genere si usa per queste contravvenzioni, è il decreto penale di condanna».

In cosa consiste?

«È un provvedimento di condanna alla pena pecuniaria, avverso il quale è possibile fare opposizione entro 15 giorni».

Quanto si deve pagare?

«Lo decide il giudice in base ad una serie di circostanze: se una persona ha precedenti, se è incensurata, se il fatto è grave».

Facciamo un esempio.

«Se una persona viene trovata ad una festa da ballo clandestina, trattandosi di un fatto grave, il giudice potrebbe applicare un mese di arresto. Tenuto conto che sono 75 euro al giorno, si capisce che può essere una pena pecuniaria molto salata. In caso di violazione meno grave, invece, il giudice può dare una multa».

La fedina penale resta “macchiata”?

«Sì, ma va detto che questo è un reato tendenzialmente oblazionabile: significa che, se io pago una certa somma, il reato viene estinto e, dunque, non rimane traccia sulla fedina penale».

Tutti possono ottenere l’oblazione?

«In questo tipo di contravvenzione, punita alternativamente con l’arresto o l’ammenda, l’oblazione non è automatica. Se il giudice la ammette, depositando una somma pari alla metà del massimo dell’ammenda (103 euro), il reato viene estinto. Laddove il giudice, magari a fronte di casi particolari (recidiva, gravità del fatto) decida di non ammetterla, si deve affrontare un processo. E in caso di condanna, soprattutto per chi svolge determinati lavori, avere il certificato penale macchiato può rappresentare un problema».

Più pesanti le conseguenze per chi deve rispondere di epidemia colposa (articolo 452 cp).

«Sì, certo, è il caso di una persona malata che, imprudentemente, va in giro e causa un’epidemia: rischia una pena da 3 a 12 anni se ne deriva la morte di più persone. Se invece dall’epidemia non deriva alcun decesso la pena è della reclusione da 1 a 5 anni».

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