Giovane trentina vittima di "pornovendetta" trova il coraggio di denunciare l'ex compagno che la minacciava di pubblicare foto intime in rete

Si chiama revenge porn - che in italiano si potrebbe tradurre come pornovendetta - l’ultima frontiera criminale del web. Il legislatore è corso ai ripari e ha previsto un reato specifico, il 612 ter, che punisce la «diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti».

Tra le prime vittime c’è una ragazza trentina ricattata dall’ex compagno che minacciava di rendere pubbliche sui social e più in generale su internet le foto scattate in passato dalla coppia in momenti di intimità.

L’obiettivo era ottenere dall’ex compagna un aiuto per evitare l’espulsione dal territorio italiano in seguito a ripetute condanne penali. La donna, però, non si è piegata alla “pornovendetta”.
Alle minacce ha risposto, assistita dall’avvocato Giuliano Valer, con una querela in cui si chiede di procedere contro l’ex compagno per violazione dell’articolo 612 ter del codice penale.

La denuncia è solo l’ultimo capitolo di una vicenda sentimentale assai tormentata. La ragazza, di buona famiglia come si diceva una volta, quando aveva appena 18 anni si innamorò di un ragazzo magrebino.

Il giovane, descritto come avvenente, conduceva una vita brillante. Anche il denaro, che spendeva in quantità, sembrava non mancargli. Lasciati gli studi, la ragazza decise di lasciare anche la sua famiglia per andare a vivere con il nuovo compagno. A nulla valsero i tentativi della famiglia per far cambiare idea alla ragazza.

Come era prevedibile, l’idillio amoroso non durò a lungo. La ragazza ebbe infatti un primo, brusco, risveglio: il giovane di cui si era innamorata finì in carcere nell’ambito di una vasta operazione antidroga. Ecco spiegato da dove proveniva il denaro che fino all’arresto aveva finanziato la dolce vita della coppia.

Nel frattempo, però, la ragazza era rimasta incinta. Il bimbo nato dalla relazione non venne riconosciuto dal padre, che in carcere aveva altro a cui pensare.

Anni dopo, saldato il debito con la giustizia, il padre del bimbo si fece avanti nella speranza di riconquistare il cuore della ragazza madre.

Quest’ultima ebbe un secondo risveglio. Ben presto si scoprì che il giovane magrebino non era interessato a diventare papà. Cercava piuttosto una scappatoia per evitare un provvedimento di espulsione a causa dei reati commessi.

È a questo punto - sottolinea la donna nella querela - che l’uomo di fronte alla strenua resistenza di lei, la minacciò in modo pesante. Era un periodo critico per la giovane mamma che, dopo aver vissuto anche momenti di panico e di profonda insicurezza, ha resistito sia alle minacce, sia alle lusinghe.

Il giovane però non si è arreso. La testimonianza della ex compagna gli serviva per opporsi all’espulsione dall’Italia dimostrando di avere un forte radicamento familiare nel nostro Paese. Per dare sostanza alle sua minacce arrivò a sfoderare un’arma potente, la revenge porn.

Minacciò di diffondere le foto della sua ex scattate anni prima in momenti di intimità e di totale affidamento nella riservatezza altrui. Qualche immagine finì su Facebook, condita da anatemi di natura religiosa, per dimostrare che l’uomo faceva sul serio ed era pronto ad inondare i social con le foto private della sua ex compagna.

L’uomo tentò invano anche questa strada per cercare di strappare testimonianze che gli consentissero di rimanere in Italia. Ma la sua ex ha resistito rispondendo nell’unico modo possibile: denunciare tutto all’autorità giudiziaria.

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