La patente a punti più efficace del carcere per ridurre gli incidenti

A breve termine, le misure draconiane non servono per ridurre gli incidenti e gli episodi di pirateria stradale, mentre la patente a punti si è rivelata più utile ad abbassare il numero degli incidenti mortali rispetto alle pene detentive. È quanto emerge da una ricerca della Facoltà di economia della Libera università di Bolzano basata sui dati Istat fra il 1996 ed il 2016.

Obiettivo di due studi, pubblicati da Mirco Tonin, ordinario di Politica economica alla Lub, assieme a Silvia Bruzzone (Istat) e Stefano Castriota (Università di Pisa) era verificare, sulla base dei numeri, la validità degli interventi messi in pratica nel corso degli anni: la patente a punti, introdotta nel 2003, e l’omicidio stradale, varato nel 2016.

«Normalmente, in letteratura, si sottolinea l’importanza di due leve per contrastare i fenomeni criminali: l’intensità della pena e la probabilità di essere sanzionati - afferma Tonin - il nostro studio mette a confronto i risultati a breve termine delle politiche implementate in Italia negli ultimi due decenni, che differiscono molto riguardo a questi aspetti».

I risultati danno ragione a chi sostiene la maggiore utilità di una sanzione contenuta, ma certa rispetto a pene molto severe ma con bassa probabilità di applicazione. La patente a punti è risultata infatti essere più efficace, rispetto all’omicidio stradale, per la riduzione di decessi e lesioni: nel primo caso, le morti quotidiane sono diminuite nella misura di 2,3 (-58 i feriti) mentre, nel secondo caso, solo di 1 (e -8 i feriti, dato non significativo dal punto di vista statistico).

Tonin e Castriota hanno anche indagato le condizioni che faciliterebbero il verificarsi di episodi di pirateria stradale.
Mettendo a confronto il cambiamento di luminosità indotto del passaggio dall’ora legale a quella solare, i due docenti hanno appurato che la maggiore luce riduce questi crimini del 20%.

«Alcuni suggerimenti ricavabili da questo studio riguardano le politiche che la mano pubblica può attuare per ridurre la propensione a darsi alla fuga dopo aver provocato un incidente stradale - sostiene Tonin - tra queste un miglioramento dell’illuminazione pubblica e l’installazione, ben visibile e pubblicizzata, di telecamere nei luoghi caratterizzati da alta incidentalità».

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