Come sopravvivere alla valanga? L'esperto: «Serve preparazione anche in chi va con le ciaspole»

Una serie di pratiche per una materia come la neve, che è in continua evoluzione e sulla quale non ci sono regole matematiche per gestirla. Ma un dato è certo: «quindici minuti a disposizione sono la regola d’oro per riuscire a restare in vita sepolti dalla neve, dopodiché la curva di sopravvivenza si abbassa in maniera drastica. Un tentativo per recuperare tempo sarebbe quello di riuscire - qualora possibile - a crearsi una “sacca d’aria” davanti alla bocca». Adriano Favre, membro della direzione nazionale Soccorso Alpino ed esperto di valanghe, spiega che è possibile riuscire ad aumentare le possibilità di uscire vivi da una slavina nel caso in cui se ne venga travolti.

«Tutti i frequentatori della montagna invernale - dice Favre - dovrebbero innanzitutto avere a disposizione gli attrezzi base: questo riguarda anche coloro che in montagna utilizzano solo ciaspole (racchette da neve, ndr), i quali - spesso inconsapevolmente - sono esposti agli stessi rischi». E che si sia scialpinisti o free rider, «bisogna avere a disposizione una pala, una sonda e la cosiddetta ‘Artvà (Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga), ovvero una ricetrasmittente di segnale che consente di essere rintracciabili e, per chi non fosse stato travolto, permettere da subito rintracciare una persona sepolta dalla neve. Oltre alla dotazione di base, ci sono anche altri attrezzi più moderni come lo zaino airbag, che aumentano notevolmente la sicurezza. Sull’attrezzo, nel momento in cui si viene investiti dalla massa nevosa c’è una maniglia sullo spallaccio, tirandola si fa partire l’automatismo: una bomboletta gonfia un pallone che ha lo scopo di trattenere il corpo della persona in superficie».
Ma non tutti si tutelano. «Purtroppo nonostante una legge quadro sulle piste da sci abbia provato ad introdurre delle regole, farle rispettare è estremamente complicato», aggiunge Favre, secondo il quale bisogna affidarsi anche al buon senso.

«Quando si fa del fuori pista in adiacenza di una pista, si possono provocare valanghe che rischiano di invadere la pista degli sciatori. E questa è una variabile non prevedibile.

Inoltre - prosegue - , siccome in una situazione di pericolo le capacità personali diminuiscono fortemente, bisogna aver acquisito alcuni automatismi ed essere allenati ad utilizzare l’apparecchio per individuare la persona sepolta e la sonda. Il problema del disseppellimento è che si hanno a disposizione circa 15 minuti per sperare di recuperare in vita una persona sepolta dalla neve. Dunque spalare rapidamente e nel modo giusto. Anche chi viene sepolto può combattere il tempo se è riuscito a ricavarsi una sacca d’aria davanti alla bocca, ma tutto dipende soprattutto dalla violenza del fenomeno da cui si è stati investiti». Il tutto in attesa dell’intervento del Soccorso Alpino, a volte coadiuvato dalla Guardia di Finanza e, se in adiacenza delle piste, degli addetti al soccorso degli impianti.

Per il resto, quando si decide di andare sulla neve basta essere previdenti: «seguire i bollettini valanghe aggiornati quotidianamente in tutte le regioni, non andare mai in giro da soli e in zone particolarmente ripide o impervie, rispettare le distanze di sicurezza, affidarsi a professionisti e chiedere informazioni locali alle persone del posto, tre le più esperte e in grado di segnalare insidie particolari nascoste nel manto nevoso».

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