Medicina, strappo Provincia-ateneo Pascuzzi: «Bisogna dialogare»

In un clima surriscaldato si avvicina il momento in cui la giunta provinciale dovrà decidere quale progetto finanziare per avviare a Trento i corsi di medicina. Stante l’intento di essere pronti già nel prossimo anno accademico, l’iter ministeriale prevede il termine del 22 gennaio per la domanda.

Nell’ottobre scorso piazza Dante si è rivolta all’Università di Padova per chiedere un progetto, invece di approfondire il confronto con l’ateneo trentino, che fin dalla primavera scorsa stava elaborando un piano in partnership con altre realtà accademiche. Così, mentre a Padova si preparava il disegno, presentato pochi giorni fa alla Provincia, nell’Università di Trento sono cresciuti via via disappunto e indignazione per il trattamento riservato all’ateneo del territorio, non solo bypassato ma anche «umiliato», secondo i numerosi docenti e ricercatori sottoscrittori di una lettera di fuoco.

Come sanare questo strappo fra la Provincia, il principale finanziatore, e l’accademia? La questione preoccupa molti ed è emersa nello stesso Senato accademico, che ha approvato il progetto illustrato mercoledì scorso dal rettore Paolo Collini. «Io sono uscito al momento del voto dopo aver dettato a verbale una dichiarazione», spiega il professor Giovanni Pascuzzi.

Nella nota, il docente manifesta grande preoccupazione: «In quasi trent’anni di insegnamento a Trento - scrive - non ricordo un conflitto istituzionale così grave tra Università e Provincia. Questa situazione altro non è che il frutto della scelta (un tempo da molti avallata) di permettere alla politica locale di avere una grande influenza sull’Università. L’influenza si manifesta sia quando la Provincia vuole intervenire sia quando fa finta che l’Università non esista (come in questa vicenda). Fino a quando non si affronterà e risolverà il nodo del rapporto tra le due autonomie, problemi come questo si porranno a ogni cambio di maggioranza politica. Era lo scenario che si doveva evitare. È lo scenario che si sta puntualmente verificando (e qualcuno lo aveva preconizzato). In questo momento il problema non è il corso di medicina, bensì i rapporti con la Provincia».

Pascuzzi manifesta al rettore «la massima solidarietà in un momento certamente non facile sul piano umano e istituzionale».
Poi, invita a ricucire: «Bisogna aprire - afferma - dei canali di comunicazione con la Provincia. Ci sono delle figure istituzionali che per statuto devono fare questo. La riapertura del dialogo, o almeno del confronto, in questo momento, è l’interesse primario dell’Università; se chi deve assicurare il dialogo non è in grado di farlo decollare c’è qualcosa che non funziona (o nell’architettura istituzionale o nelle persone; o nell’una o nelle altre)».

Quanto al merito del conflitto, Pascuzzi dichiara di non essere contrario in linea di principio all’istituzione di un corso di laurea in medicina, ma ritiene necessario un percorso meno frettoloso e che contempli, fra l’altro, maggiori verifiche e il coinvolgimento della comunità.

Sulle vicenda intervengono anche i consiglieri provinciali di Futura
Paolo Ghezzi e Lucia Coppola che ricordando le variegate reazioni suscitate dall’iniziativa delle Provincia, scrivono che «l’opinione pubblica trentina è disorientata da questo fiorire di progetti e di polemiche incrociate».

Da qui un’interrogazione al presidente della Provincia per chiedergli che cosa lo abbia spinto a interpellare l’Università di Padova e quali dirigenti provinciali abbiano personalmente condotto questa interlocuzione e con chi. Inoltre, si chiede di vedere il progetto depositato da Padova e di conoscerne i costi e le ipotizzabili coperture finanziarie. Ma si domanda anche come mai si sia arrivati a contrapporre due progetti invece di elaborarne uno, nel tempo, insieme con l’ateneo trentino, se non si ritenga di dover aprire ora un confronto allargato a tutti i soggetti territoriali coinvolti nella materia. Infine se si sia svolta una accurata valutazione costi/benefigi e se siano state considerate alternative quali un programma di potenziamento delle borse di studio per aiutare gli studenti trentini a frequentare le scuole di specializzazione.

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