Pedone investito e ucciso a Milano: era l'ergastolano killer Alberti, ammazzò e bruciò il trentino Panozzo

È morto il pedone di 60 anni investito intorno alla mezzanotte dell’altroieri a Corsico, nel milanese.
L’uomo, Marco Alberti, di origini veronesi, era un detenuto del carcere di Bollate in semilibertà ed era stato condannato per l’omicidio di Antonio Panozzo, trentino, pregiudicato ucciso nel Veronese nel ‘98.
Alberti è arrivato in ospedale all’Humanitas con politraumi e in arresto cardiaco e i medici non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

Alberti era stato condannato per l’assassino del commerciante trentino Antonio Panozzo. Il corpo del 48enne di Lavis venne ritrovato 20 anni fa (era il 16 aprile 1998) sotto un cavalcavia sulla strada dell’Alpo, nel Veronese. Era carbonizzato, irriconoscibile. Unico indizio utile agli inquirenti per risalire alla sua identità, il Rolex d’oro che portava al polso e un lembo di pelle su una mano irriconoscibile.

La Corte di Cassazione aveva deciso di confermare l’ergastolo a uno dei due killer, Marco Alberti di Verona, pena inasprita con isolamento diurno. Alla base dell’uccisione di Panozzo c’era un regolamento di conti. Per l’identificazione della vittima le forze dell’ordine impiegarono un anno e due mesi.

Panozzo era un pregiudicato di San Lazzaro di Lavis, il cui nome figurava nell’elenco delle oltre 200 persone colpite da ordine di cattura nell’ambito dell’operazione «Arena», maxi inchiesta della Procura scaligera su un vasto traffico di droga e armi. Una chiave, quella dell’inchiesta, che risultò decisiva per individuare i responsabili del delitto. Panozzo sarebbe stato infatti giustiziato nell’ambito di un regolamento di conti. Gli assassini freddarono il trentino con tre colpi di pistola calibro 38 Special alla testa e poi ne bruciarono il corpo nella discarica di Dossobuono.

Per l’omicidio venne dapprima fermato Marco Alberti e poi il fratello Franco, che aveva peraltro collaborato attivamente con le indagini dell’inchesta Arena. In primo grado Marco Alberti venne condannato all’ergastolo e Franco assolto. In appello sono stati invece chiamati entrambi a scontare l’ergastolo. Marco aveva chiesto di scontare la pena di 30 anni di reclusione, ma la Cassazione aveva confermato il carcere a vita. Da qualche mese godeva del regime di semilibertà.

Nella foto: il ritrovamento dei resti di Panozzo, e una foto della vittima di Lavis

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