L'affetto dell'Aquila Basket: «Serena, sei stata un'ottima compagna di squadra»

di Giorgio Lacchin

Anche l’Aquila Basket ha voluto ricordare la venticinquenne di Rabbi, Serena Pedergnana, trovata morta in un’auto in via Orsi lunedì mattina per una probabile overdose.

«Sei stata un’ottima compagna di squadra, Serena», è scritto nella pagina Facebook AquiLab. «Ogni sabato mattina in palestra regalavi agli altri il tuo entusiasmo di fare basket, di fare squadra, di darsi una mano per migliorare. Sei stata una presenza preziosa per ogni giocatore di “Everybody needs some basket”. Rimarrai sempre nei nostri ricordi con il tuo sorriso e la passione contagiosa per lo sport».

«Non me l’aspettavo», dice anche Antonio Simula con voce sofferta. Antonio è il direttore della comunità di accoglienza La Casa di Giano e conosceva bene Serena Pedergnana. «Non potevi non volerle bene. Era sempre allegra, sorridente. Questo, almeno, voleva dimostrare agli altri». Serena aveva affrontato e concluso due percorsi terapeutici presso la comunità: il primo l’anno scorso, il secondo quest’anno da gennaio a giugno. «A gennaio aveva sentito il bisogno di tornare perché in comunità si va anche per gestire le crisi».
Serena aveva partecipato al progetto «Everybody needs some basket» organizzato dall’Aquila, la società di serie A. «Le piaceva quel progetto», ricorda il direttore della Casa di Giano, «era molto attenta agli altri partecipanti, come i ragazzi dell’Anffas». Si inseriva in tutti i programmi di volontariato, partecipava alle camminate contro la droga ed era sempre disponibile.
Negli ultimi tempi sembrava stare bene. «È così», conferma Antonio Simula, «ogni tanto ci sentivamo poi l’ho vista a ottobre ed era contenta. Stava bene. Voleva mettersi alle spalle quel mondo in maniera definitiva».
Spesse volte, però, succede che si ricada. «Purtroppo il mondo delle dipendenze è il mondo delle ricadute», si rammarica Simula, «molte volte le fragilità riemergono».
Antonio Simula è arrabbiato perché la società non fa abbastanza. La politica non fa abbastanza. «Dobbiamo puntare sulla prevenzione, non sulla cura. Se si punta sulla cura vuol dire che è già troppo tardi». Il mondo degli adulti deve offrire occasioni di vita. «Dobbiamo proporre esperienze forti nelle quali i giovani siano protagonisti attivi, sentendosi utili. Sentirsi utili dà un senso alla vita. Penso a esperienze di volontariato, per esempio, ma se ne possono trovare molte altre».
Il tutto deve partire dalla politica, sostiene Simula, «andrebbero stanziati più fondi per il mondo giovanile ma la politica pensa all’elezione successiva e non alla generazione successiva».

(Nella foto Serena con il capitano dell'Aquila Basket Toto Forray)

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