L'esperto di meteo: «Altre Vaia sono sempre più probabili La statistica è molto chiara»

di Matthias Pfaender

«La tempesta Vaia è stata un evento eccezionale, ma interno alle dinamiche consuete del clima trentino in autunno. La sua eccezionalità risiede nell’intensità di precipitazioni e forza del vento, ma in quadro generale consueto. Lo stesso, peraltro, che vediamo proprio in questi giorni».

Lorenzo Giovannini è un ricercatore del dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’università di Trento. Studia i fenomeni meteorologici che caratterizzano l’ambiente montano ed è responsabile di un sistema di previsione meteorologica ad alta risoluzione per la Provincia. Ieri pomeriggio ha tenuto nella sala conferenze del Mart, nell’ambito della quinta edizione del festival della meteorologia, la conferenza «La tempesta Vaia: analisi meteorologica ed effetti sul territorio».

Professor Giovannini, di Vaia si è scritto e detto tanto in quet’anno. Di cosa parlerà oggi?

«Proporrò un’analisi delle dinamiche meteorologiche che hanno caratterizzato Vaia, soprattutto precipitazioni ed intensità del vento. I meccanismi responsabili di questo evento saranno analizzati attraverso una combinazione di osservazioni al suolo, da radar meteorologici, nonché ricostruzioni modellistiche ad alta risoluzione».

Cosa ci racconta la ricostruzione scientifica della tempesta?

«Che si è trattato di un evento eccezionalmente intenso in un quadro di normale “cattivo tempo” d’autunno. Questo periodo dell’anno è caratterizzato dalla discesa di fronti di aria fredda dalla Francia verso la Spagna, e dell’arrivo di aria calda ed umida dall’Africa. Aria che attraversando il Mediterraneo si carica di umidità, quindi si solleva una volta arrivata a contatto con le Alpi. L’ascesa del fronte di aria umida determina la condensa, accentuata dal contatto con il fronte di aria fredda in movimento da nord. Da qui il brutto tempo autunalle. E Vaia è stata prodotta in queste dinamiche consuete, pur arrivando a picchi eccezionali. I venti a quasi 200 chilometri orari registrati a passo Manghen e i massimi storici di precipitazioni per moltissime stazioni di rilevamento».

Sarà possibile prevedere in futuro eventi di questa portata?

«Bisogna dividere tra previsioni di breve e lungo termine. Nel breve, ricordiamoci che anche Vaia era stata ampiamente prevista. Fin da tre, quattro giorni prima sapevamo che stava per arrivare una perturbazione che presentava caratteristiche di eccezionale intensità. Questo ha permesso di gestire bene la tempesta dal punto di vista idrogeologico. Nonostante alcuni effetti gravissimi, in alcuni casi tragici, generalmente la tempesta non ha causato esondazioni dei maggiori corsi d’acqua o danni catastrofici, nonostante a livello di precipitazioni sia stata più importante della tempesta del 1966, quando si allagò Trento. La regolazione preventiva di dighe e bacini idrici ha permesso di mitigare gli effetti. Per quanto riguarda il vento, invece, c’è poco da fare. Avevamo previsto le raffiche, ma è impensabile pensare di mettere in sicurezza tutto il territorio».

E sul lungo termine?

«Non possiamo dire se Vaia, o ogni altro evento singolo, sia conseguenza diretta dei cambiamenti climatici. Ma certo la statistica ci dice che eventi di questo tipo saranno sempre più frequenti in futuro. Come tutalarsi? L’unica via è la corretta gestione del territorio, l’opera di prevenzione. Cosa che il Trentino per fortuna sa ancora fare bene».

Lorenzo Giovannini nella foto

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