Emissioni auto, valori truccati A Trento scoperti 85 casi

Sulla carta i mezzi erano tra i meno inquinanti: omologati Euro 5 o 6. Ma inquinavano come camion di vent’anni fa, perché privi degli additivi necessari per abbattere le emissioni.

 

A scoprire le irregolarità, purtroppo sempre più frequenti e rese possibili dall’uso di computer e software specifici, sono stati gli agenti del nucleo autotrasporto della polizia locale del capoluogo, che proprio in questi giorni ha compiuto il primo anno di vita, durante il quale sono stati fatti registrare numeri record. Ma in negativo: tre sanzioni al giorno di media calcolando l’anno solare, addirittura cinque guardando alle effettive giornate di controlli (219), per un totale di 1.094 irregolarità rilevate.

 

Cifre allarmanti, dato il settore nel quale, dal 12 novembre 2018, sono chiamati ad operare: quello delle verifiche sul trasporto di merci e persone. I veicoli sottoposti a verifica sono stati in tutto 654 veicoli, con la contestazione di 993 sanzioni al Codice della Strada e e 101 violazioni di norme amministrative. In totale gli importi delle multe sono stati pari a 532.487,40 euro per le irregolarità legate al Codice e 301.518 euro per quelle amministrative: un totale di 834.005,40 euro.

Ma come agiscono gli autotrasportatori scorretti? Per abbattere le emissioni di ossidio di azoto e rispettare così gli standard Euro 5 o 6, nei mezzi pesanti di ultima generazione al carburnte va aggiunto un additivo, l’Adblue: si tratta di una soluzione acquosa in grado di trasformare gli ossidi di azoto (molto inquinanti) in vapore acqueo e azoto.

 

Senza tale additivo, il computer di bordo installato sui mezzi pesanti per gestire il cosiddetto sistema Scr (Selective catalyst reduction), rielva emissioni fuori norma e “taglia” automaticamente la potenza per evitare che l’inquinamento aumenti esponenzialmente, raggiungendo di fatto quello di veicoli prodotti negli anni Novanta.

Ecco però che, dopo l’introduzione dei sistemi Scr sono stati prodotti computer che simulano la presenza di additivo anche in sua assenza, permettendo così ai mezzi di circolare a piena potenza anche senza abbattimento delle emissioni. Computer del tutto regolari e acquistabili con una spesa di 300 euro, pensati per i mezzi circolanti in paesi in cui le restrizioni sui livelli di inquinamento non sono presenti o non è disponibile l’Adblue. E senza i quali dunque i mezzi di ultima generazione circolerebbero solo a potenza limitata (e velocità massima attorno ai 30 km orari).

 

Un modo per risparimiare circa 2.000 euro all’anno di additivi, ma a che prezzo, per la salute di tutti. In un anno di attività le frodi di questo tipo rilevate su veicoli in transito a Trento, con mezzi Euro 5 o 6 circolanti ed inquinanti come vecchi Euro 0, sono state ben 85, con i computer cosiddetti emulatori trovati nascosti nei modi e nei punti più vari possibili, tanto su mezzi immatricolati in paesi stranieri che in Italia.

 

Un danno non solo per l’ambiente, con mezzi in circolazione formalmente “puliti” ma che inquinano fino a cinque volte oltre il consentito, ma pure per le aziende di autotrasporto corrette: il risparmio generato dal mancato utilizzo di additivi (moltiplicate 2.000 euro di risparmio per il numero di mezzi della flotta di una società scorretta) va infatti a generare un elemento di squilibrio nella concorrenza tra operatori, visti anche i bassi margini di guadagno del settore.

 

Purtroppo le sanzioni, non troppo severe, inducono molti a tentare la sorte: coloro che sgarrano sulle emissioni, se scoperti devono pagare 518 euro di multa, ridotti del 30% (362,60 euro) in caso di pagamento entro 5 giorni dalla contestazione o notifica della violazione.

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