Itea, addio alla casa anche se delinque il figlio

La finanziaria provinciale prevede che, in caso di condanna definitiva per reati legati alla droga, ad esempio, o allo sfruttamento della prostituzione, non solo dell’assegnatario ma anche di un altro componente del nucleo familiare, l’appartamento Itea venga tolto. L’articolo, chiarito ieri in Consiglio delle autonomie dal direttore generale della Provincia, Paolo Nicoletti, ha sollevato i dubbi di Fabrizio Inama, sindaco di Denno.

«Mi chiedo - ha fatto presente il primo cittadino noneso - se la norma possa reggere sotto il profilo della legittimità. Perché credo che essendo la resposabilità penale individuale, non credo possa essere estesa al nucleo familiare nel suo complesso. Condanno ovviamente chi commette quei reati, ma mi domando anche se non sia aggiungere dramma al dramma in una famiglia che magari ha un figlio che non controlla e che commette reati legati alla droga e che, oltre a questo fardello, si vede togliere la casa Itea per reati commessi da un componente che non controlla».

Nicoletti, in attesa che lunedì alle 13 ci sia il confronto tra il Consiglio delle autonomie e Maurizio Fugatti sulla manovra sempre nella sede del Consorzio dei Comuni, ha chiarito che una norma identica c’è in Abruzzo e che il governo non l’ha impugnata.

Nel confronto con i sindaci, poi, lo stesso Nicoletti ha chiarito come ci siano più possibilità per i Comuni di assumere personale rispetto al passato, a partire dai segretari comunali. A dare il via libera a tale scelta è la revisione delle gestioni associate che con la manovra finanziaria (al voto in Consiglio provinciale entro fine anno) diventano facoltative e non più obbligatorie.

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