In una decina di anni emigrati 8.500 giovani

di Francesco Terreri

Negli ultimi dieci anni 8.500 giovani trentini e altoatesini sono emigrati all'estero, al netto dei rientrati. Questo esodo ha fatto perdere alla regione più di mezzo miliardo di prodotto interno lordo potenziale, cioè di ricchezza che questi ragazzi e ragazze avrebbero prodotto se fossero rimasti qui. Si scappa alla ricerca di un lavoro, ma anche perché si vincono concorsi all'estero o si cerca una carriera brillante che qui non si intravede. Non va dimenticata, nel caso dell'Alto Adige, la tradizionale spinta dei giovani sudtirolesi a studiare e lavorare nelle vicine aree di lingua tedesca.

D'altra parte gli immigrati che vivono, lavorano come dipendenti o fanno impresa in Trentino, compresi quelli che sono qui regolarmente da meno di dieci anni e, in base alle ultime decisioni della Provincia, non avranno più accesso ad alcuni istituti di welfare, producono circa 1,6 miliardi di euro di ricchezza, pari a oltre il 9% del Pil provinciale, e pagano più di 200 milioni di tasse e contributi. Da circa un decennio l'Italia è tornata ad essere terra di emigrazione, afferma il Rapporto annuale sull'economia dell'immigrazione 2019 della Fondazione Leone Moressa, l'istituto di studi e ricerche dell'Associazione Artigiani di Mestre, presentato l'altro giorno a Roma. In dieci anni abbiamo perso quasi 500 mila italiani, come saldo tra partenze e rientri di connazionali. Tra essi, 248 mila sono giovani tra i 25 e i 34 anni. La Fondazione Moressa stima che questa fuga sia costata all'Italia 16 miliardi di euro, oltre 1 punto percentuale di Pil, pari al valore aggiunto che i giovani emigrati potrebbero realizzare se occupati nel nostro Paese.

In Trentino Alto Adige il saldo dal 2009 tra uscite e rientri dei 25-34enni è pari, appunto, a 8.500. Tra le cause di questo esodo vi sono le scarse opportunità occupazionali o i lavori troppo precari e malpagati offerti ai giovani, ma anche le opportunità che si trovano all'estero. «In Italia i Neet, cioè i giovani che non studiano e non lavorano, sono oltre il 30% della popolazione giovanile, contro la media Ue del 17% - afferma Chiara Tronchin , ricercatrice della Fondazione Moressa - Quindi, appena festeggiata la laurea, si scappa alla ricerca di una carriera brillante. A guidare l'esodo è la Lombardia, che ha perso quasi 45 mila ragazzi nell'ultimo decennio, seguita da Sicilia (25 mila) e Veneto (23 mila)».

«Il dato abnorme - sottolinea Tronchin - riguarda il Trentino Alto Adige, che con i suoi 8.500 migranti ha una media doppia (38 su 1.000 residenti) rispetto alle altre regioni». L'incidenza elevata in regione è però spiegata dalla tradizionale attrattiva di Austria e Germania per i giovani del Sudtirolo. «I ragazzi cercano lavoro a Londra ma anche negli Usa, in Brasile e Australia». I nativi del nuovo millennio, i Millennials, hanno accettato per scelta o per forza la sfida della globalizzazione. Per quanto riguarda la presenza straniera in Italia, spiega la Fondazione Moressa, è stabile negli ultimi anni con 5,2 milioni di stranieri residenti a fine 2018, l'8,7% della popolazione. Il saldo migratorio rimane positivo (+245 mila), anche se la composizione dei nuovi arrivi è molto diversa rispetto al passato: prevalgono i ricongiungimenti familiari, si stabilizzano gli arrivi per motivi umanitari, mentre sono quasi nulli gli ingressi per lavoro. I lavoratori stranieri sono 2,5 milioni, pari al 10,6% degli occupati totali. La ricchezza prodotta da questi lavoratori è stimabile in 139 miliardi, il 9% del Pil. Il contributo economico dell'immigrazione è inoltre dato da oltre 700 mila imprenditori nati all'estero e, a livello fiscale, da 2,3 milioni di contribuenti con 27,4 miliardi di redditi dichiarati, un gettito Irpef di 3,5 miliardi e 13,9 miliardi di contributi previdenziali e assistenziali versati.

In Trentino risiedono poco più di 47 mila stranieri, con un saldo migratorio nel 2018 positivo (+2.218 persone) ma in calo sull'anno precedente. I lavoratori immigrati, secondo l'Istat, sono circa 21 mila. Gli imprenditori stranieri, secondo l'ultima rilevazione della Camera di Commercio riferita al 30 giugno, sono 3.444, in crescita. Il lavoro dipendente e autonomo degli immigrati produce, secondo la stima tratta dal lavoro della Fondazione Moressa, 1,6 miliardi di valore aggiunto, più del 9% del Pil. I redditi dichiarati dai contribuenti nati all'estero, non tutti però stranieri perché potrebbero avere la cittadinanza italiana, sono pari a circa 700 milioni, con 100 milioni di Irpef pagata e oltre 100 di contributi versati.

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