Quella brutta faccenda dell'inchiesta sulla mafia siciliana infiltrata nelle cooperative trentine

di Patrizia Todesco

Un’inchiesta per riciclaggio a carico di ignoti, quindi senza indagati, per possibili infiltrazioni mafiose in due importanti società cooperative trentine. Basta l’ipotesi di reato per far tremare l’ambiente della cooperazione trentina e soprattutto riportare alla ribalta la questione del pericolo di interferenze e di infiltrazioni mafiose nelle attività economiche anche nella nostra Provincia.

L'altra mattina, gli uomini del Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Trento hanno effettuato una serie di perquisizioni presso le cantine Mezzacorona, alla società cooperativa Sant’Orsola e presso la sede di società siciliane acquisendo numerosa documentazione. Nel mirino i rapporti commerciali legati all’acquisto di immobili e terreni, nonché di vini e piccoli frutti. Al momento il fascicolo nelle mani del procuratore capo Sandro Raimondi è contro ignoti e dunque non vi sarebbero persone indagate.

L’indagine, che sarebbe partita da una segnalazione, vuole appurare eventuali infiltrazioni di Cosa Nostra, effettuate attraverso riciclaggio di beni, terreni e fornitura di merce da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso siciliana. Per quanto riguarda Sant’Orsola, sembra che gli accertamenti non siano legati all’attività della cooperativa stessa, ma di alcuni soci in territorio siciliano. L’inizio dell’infiltrazione nelle cooperative trentine - stando al Comunicato congiunto di Procura e Guardia di finanza - risalirebbe al 2001 e continuerebbe tutt’oggi.

Una data importante il 2001, soprattutto per il gruppo Mezzacorona. È in quell’anno, infatti, che sorse, nel territorio di Sambuca di Sicilia, la prima tenuta di Feudo Arancio. Attraverso la società controllata Silene Srl, vennero acquisiti 255 ettari con annessa cantina. Silene pagò «Feudo Arancio» 12 miliardi 225 milioni di lire (6,3 milioni di euro) alla Agro-Invest di Caradonna Gian Luigi & c. Sas. Due anni dopo, nel 2003, fu la Villa Albius Srl ad acquistare, in gran parte dalla stessa Agro-Invest, un’azienda agricola di 621 ettari ad Acate (Ragusa). Il valore superava i 16 milioni di euro.

Già allora la guardia di Finanza di Trapani aveva fatto presente che la società faceva capo a Gianluigi Caradonna, nipote di Nino Salvo, uno degli esattori di Salemi (Trapani) arrestato nel 1984 per associazione mafiosa su ordine del giudice Giovanni Falcone e morto due anni dopo, e a Giuseppe Maragioglio, considerato dagli inquirenti uomo di fiducia dei Salvo. Mezzorona aveva replicato che sapeva di questa cosa ma rivendicava di aver sottratto queste proprietà a Cosa Nostra.
La Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza di Trento ieri hanno fatto trapelare pochissimo sulle indagini e hanno solo specificato che stanno compiendo accertamenti per verificare eventuali responsabili del riciclaggio, il loro coinvolgimento eventuale in associazioni per delinquere di stampo mafioso, «il tutto a tutela degli imprenditori trentini virtuosi che, inconsapevoli dell’infiltrazione predetta, operano nell’ambito della produzione di vino e di piccoli frutti». Da quanto emerge, dunque, al momento gli imprenditori trentini sarebbero estranei alla vicenda e l’inchiesta nulla avrebbe a che fare con la precedente, archiviata, per una presunta truffa sui contributi europei.


Che l’attenzione sulle infiltrazioni mafiose nella aziende del Nord debba essere tenuta alta la Finanza lo dice da tempo sottolinenando l’evoluzione di Cosa Nostra che sta sempre più concludendo un mix di affari leciti e illeciti “inquinando” così anche le aziende più insospettabili e “pulite”.
Proprio pochi mesi fa, il sottosegretario Riccardo Fraccaro, incontrando il presidente Maurizio Fugatti aveva detto: «Mafia, in Trentino abbiamo dei segnali preoccupanti, in particolare nei settori delle costruzioni e del porfido».


Le cooperative perquisite: "Noi estranee"

«Totale estraneità del Gruppo Mezzacorona a collegamenti e attività mafiose in Sicilia; il gruppo Mezzacorona ha sempre agito correttamente e seriamente nel proprio impegno imprenditoriale a tutela dei propri soci, azionisti e collaboratori; nessuna persona del gruppo Mezzacorona risulta indagata: il gruppo ha ricevuto unicamente una richiesta da parte della Guardia di Finanza di documentazione rispetto alle proprie attività in Sicilia; l’azienda ha dato la massima disponibilità e la totale collaborazione all’indagine conoscitiva, riponendo piena fiducia nell’operato dell’autorità giudiziaria». Così, in una nota, il presidente del Gruppo Mezzacorona, Luca Rigotti ha puntualizzato dopo la diffusione della notizia sull’indagine della Procura.
Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni del presidente della Sca Sant’Orsola, Silvio Bertoldi. «La cooperativa è del tutto estranea alle attività al centro delle attenzioni investigative in corso. La Procura e Guardia di Finanza
stanno compiendo indagini per accertare eventuali responsabilità, come si legge in un comunicato stampa «a tutela degli imprenditori trentini virtuosi che, inconsapevoli dell’infiltrazione predetta, operano nell’ambito della produzione di vino e di piccoli frutti». Sant’Orsola ha colto l’occasione per ringraziare gli organi dello Stato all’opera ritenendo le iniziative in corso di importanza vitale per le attività produttive e per il tessuto socio economico virtuoso del Trentino e nazionale.
Sull’inchiesta è intervenuta anche la Federazione Trentina della cooperazione che ha manifestato la sua vicinanza alle cooperative associate, cantine Mezzacorona e Sant’Orsola, oggetto delle perquisizioni. «La Federazione, anche attraverso la propria attività di vigilanza e controllo sulle cooperative, può testimoniare la serietà e il rigore nella gestione delle suddette cooperative, degli amministratori e dei manager». «Abbiamo appreso la notizia delle perquisizioni annunciata attraverso un comunicato stampa - afferma la presidente Marina Mattarei - con molta sorpresa, in quanto non emergono fatti precisi o nomi di persone collegate al movimento cooperativo trentino coinvolti nell’inchiesta. Fiduciosi nell’operato della magistratura nell’accertamento dei fatti a tutela dei soci e amministratori delle società coinvolte, raccomandiamo la massima prudenza nel diffondere, ad ogni livello, notizie che possono apparire allarmistiche e molto dannose per la reputazione e la credibilità di queste cooperative nei confronti di tutti gli stakeholder: soci, clienti, dipendenti, fornitori, sistema bancario».
La Federazione ha annunciato la volontà di tutelare la serietà del movimento cooperativo dove sarà necessario, «affinché in alcun modo venga messa in discussione la fiducia dei soci, la trasparenza e la correttezza delle azioni da parte degli amministratori e dei dirigenti».


I sindacati: occorre vigilare

«Le indagini in corso da parte della Guardia di Finanza, a cui va il nostro plauso, sul rischio di infiltrazioni mafiose anche nell’agricoltura trentina destano molta preoccupazione e sono, purtroppo, la dimostrazione che anche il nostro territorio e la nostra economia possono essere oggetto degli affari delle organizzazioni criminali».
Lo dicono il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli e Maurizio Zabbeni, segretario della Flai del Trentino la categoria che rappresenta il comparto agroalimentare. «Attendiamo come è giusto la conclusione delle indagini, ma è evidente che questo problema non può essere assolutamente sottovalutato. Al contrario va monitorato e scoraggiato con azioni pressanti di prevenzione e repressione», insistono i due segretari. Per il sindacato, proprio alla luce di questa situazione e della consapevolezza che molto spesso le organizzazioni criminali, mafia e ndrangheta in particolare, costruiscono e alimentano i loro traffici illeciti anche attraverso commistioni con il tessuto economico sarebbe un grave errore sottovalutare questo pericolo in Italia, ma anche in Trentino. Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti esprime «rispetto e massima fiducia nei confronti delle indagini della magistratura. Ben vengano tutti gli accertamenti utili a fare chiarezza su possibili situazioni di illegalità».

 

 

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