Valsugana elettrificata: 59 milioni bloccati

di Domenico Sartori

Meglio arrivare a Venezia o accontentarsi di Belluno? Meglio realizzare la variante stradale di Cles, quella di Pinzolo o elettrificare la ferrovia della Valsugana? Come sempre, è una questione di priorità. Di priorità, di risorse, di tempi. Si parla di opere che non solo rappresentano un’occasione per le imprese che hanno “fame” di investimenti pubblici, di fatto bloccati. Si tratta di scelte che indicano la direzione, il senso dello sviluppo di un territorio.
Da questo punto di vista, il presidente della Provincia si dimostra generoso: avanti con la terza corsia di A22, avanti con la Valdastico Nord con sbocco a Rovereto sud, avanti con la tratta ferroviaria tra Rovereto e Riva del Garda, avanti con la elettrificazione della linea della Valsugana... Di tutto, di più.
Con un paio di retroscena che, al di là dei pubblici annunci, spiegano lo stato dell’arte. I dati di fatto sono la preoccupazione, diventata cronaca, del consigliere provinciale 5 Stelle, Filippo Degasperi, che con il collega Alex Marini ha, prima con una interrogazione poi con ordine del giorno, posto il problema del rischio, a causa delle incertezze della Provincia, di perdere i finanziamenti statali.
Si tratta di 59 milioni di euro per “Elettrificazione linea Trento-Bassano” previsti dal “Piano operativo fondo sviluppo e coesione infrastrutture” del governo, approvato con delibera Cipe n. 25 del 10 agosto 2016. La stessa delibera ha messo a disposizione 49 milioni per la “Variante di Riga” in Alto Adige. La differenza è che, quando si tratta di treni e ferrovie (la Variante di Riga connetterà la linea del Brennero con quella della Pusteria evitando il cambio di treno a Fortezza), a nord di Salorno corrono (è in corso anche il completamento della elettrificazione della ferrovia della Venosta), mentre a sud, in Trentino, tirano invece il freno a mano. Per la Variante di Riga il cronoprogramma prevede nel 2021 la gara di appalto, nel 2025 la fine lavori. Per la linea della Valsugana in Trentino, invece, tutto fermo. Dopo tre anni dalla delibera Cipe, nulla di nulla.
Ed eccoci ai retroscena. Ad inizio anno è stato lo stesso governatore Fugatti a scrivere all’allora ministro delle infrastrutture e trasporti, Danilo Toninelli, chiedendogli tempo, per considerare, nel clima di emergenza post tempesta Vaia, se non fosse il caso di dirottare su altre opere quei 59 milioni. Una pausa di riflessione, insomma. Alla lettera, nei mesi successivi è seguito un incontro con il vertice di Rfi-Rete ferroviaria italiana in cui la Provincia ha chiesto, nella sostanza: a che punto è il progetto di elettrificazione della Valsugana? La risposta dell’amministratore delegato di Rfi non poteva che essere una: mettetevi d’accordo con voi stessi, visto che avete chiesto di prendere tempo.
Rfi ha nel frattempo definito, con un cronoprogramma, le due fasi di intervento sulla linee ferroviarie in Veneto, tra Bassano e Cittadella e tra Montebelluna e Belluno, con avvio dei lavori nel secondo semestre 2020. Niente per il Trentino. E lo slittamento, che indica le priorità della giunta Fugatti, è racchiuso nell’ordine del giorno di Degasperi, accolto, che impegna la giunta «a proporre e sostenere all’interno delle opere infrastrutturali in vista delle Olimpiadi del 2026 il potenziamento e l’elettrificazione della linea ferroviaria della Valsugana all’interno della proposta di un anello delle Dolomiti».
Se questo è lo scenario, che conferma sia il rinvio, sia il mancato utilizzo dei 59 milioni stanziati nel 2016, si pone un altro problema: la valenza trasportistica dell’opera. Il Ring ferroviario delle Dolomiti è caldeggiato soprattutto dal governatore veneto Luca Zaia, anche se al progetto hanno aderito Bolzano e Trento. È qui che servirebbe una parola chiara, definitiva. Perché una cosa è dare priorità, con il “ring” delle Dolomiti, al completamento, con elettrificazione, della linea Trento-Primolano-Feltre-Belluno, un altro dare priorità alla Trento-Bassano in direzione Venezia. Dare priorità alla prima, adeguandosi a Zaia, vuol dire rimandare la elettrificazione della Trento-Bassano, sposando il vecchio disegno altoatesino-veneto di un collegamento ferroviario diretto, attraverso Cortina, tra Bolzano, quindi il nord (Austria e Germania) e la laguna, bypassando il Trentino. Meglio Venezia o meglio Belluno, allora? Oltre che a spiegare il “rinvio” dei 59 milioni, sarebbe bene che un’analisi della valenza trasportistica, anche in chiave turistica, di una scelta anziché di un’altra, venisse messa sul tavolo.

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