Roma boccia la norma trentina Congelato il concorso per 800 precari delle materne

di Angelo Conte

Il governo nazionale impugna il concorso di stabilizzazione degli educatori della scuola d’infanzia (3-6 anni) e per circa 800 persone interessate si apre una fase di incertezza. Il sindacato attacca e spiega, con Stefania Galli della Cisl scuola, che «così non si può andare avanti, con l’assessorato che non informa in maniera adeguata e il governo nazionale che contesta una norma su cui il Trentino ha una competenza primaria. Di mezzo, a causa delle liti tra istituzioni, ci vanno gli educatori che da tanti anni lavorano in maniera precaria nella scuola dell’infanzia provinciale.

Di fronte all’atteggiamento poco responsabile di giunta e governo nazionale, siamo pronti a portare in piazza qui e a Roma gli interessati». Da parte sua Maurizio Fugatti chiarisce che «vediamo di capire bene di cosa si tratta, ma ritengo che un’intesa sulla questione della scuola si possa trovare».

Dietro le parole del presidente della Provincia c’è la volontà di arrivare, con un ritardo sulla pubblicazione del concorso ma in tempo per stabilizzare gli educatori prima dell’avvio del prossimo anno scolastico, a una soluzione in tempi brevi. Le scelte possibili sono quella di un contenzioso in Corte costituzionale per sostenere le ragioni della bontà della legge di assestamento nella parte contestata, ossia nell’articolo del bilancio, approvato in Consiglio in estate, che ha accolto l’emendamento di Claudio Cia (Agire) che ha tolto la prova dall’iter per la stabilizzazione, lasciando solo la selezione per titoli. Tale strada porterebbe delle incertezze sull’esito del giudizio della Consulta, mentre sui tempi si stima che si potrebbe arrivare al pronunciamento nel giro di tre mesi circa.

La seconda strada, quella che pare la più probabile, ma sulla quale ancora ci sono verifiche in corso, è quella di cambiare la norma sul concorso al primo Consiglio provinciale utile. E di avviarlo subito dopo comprendendo la selezione sia per titoli sia attraverso una prova orale. In questo modo non si andrebbe in contenzioso di fronte alla Corte costituzionale, ma si bandirebbe il concorso con una prova, così come chiede di fatto il governo.

Ad attendere il bando, che negli incontri tra sindacati e Provincia era stato annunciato per questo mese, ma ora sarà rinviato a fine anno almeno, sono circa 800 educatori precari che aspirano ad avere, nei prossimi anni, un titolo per poter trasformare il posto in stabile.

Sul tema, interviene Mauro Pericolo del sindacato Delsa. «Non abbiamo fatto in tempo, vista la celerità con cui è intervenuta l’avvocatura di stato, ma il nostro intento e la soluzione al problema - sottolinea Delsa - è seguire la strada del colloquio non selettivo ma che dia la possibilità a chi vuole di far valere competenze e professionalità acquisire nel corso della propria carriera per ottenere un miglior punteggio in graduatoria». Secondo Delsa, «vanno necessariamente riconosciute come valide le procedure concorsuali sostenute in altre parti d’Italia, perché certificano l’assolvimento di quell’obbligo costituzionale che impone un percorso concorsuale per l’ingresso nei ruoli delle pubbliche amministrazioni. Altra cosa sono poi le situazioni di precari di lunghissimo periodo, 20 ed oltre anni di servizio, per i quali francamente sarebbe un paradosso oggi pretendere di mettere in discussione le loro qualità professionale quindi per essi una conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per decreto».

Si dice sbigottito Cia: «Che tra i primi atti di questo governo nazionale ci sia l’impugnativa contro una legge di una Provincia autonoma e per di più in una sua parte riguardante la stabilizzazione del personale che da anni lavora nelle nostre scuole, la dice lunga sul rispetto di Movimento 5 stelle e Pd verso la nostra Autonomia e verso il dramma del precariato». La modifica introdotta, spiega Cia, specificava che il concorso straordinario per l’accesso a posti di lavoro con contratto a tempo indeterminato per il personale delle scuole dell’infanzia provinciali, con più di tre anni di servizio continuativo, dovesse essere un concorso per titoli, eliminando la prova di esame-colloquio. L’emendamento era stato approvato dal Consiglio provinciale da un’ampia maggioranza, con 7 no, proprio di Movimento 5 stelle e Pd, insieme a Futura. «Finalmente veniva garantito - spiega il consigliere di Agire -, un percorso concorsuale che tenesse conto del servizio prestato nelle scuole dell’infanzia trentine, consentendo di dare una risposta alle centinaia di insegnanti precarie della nostra scuola dell’infanzia, che nella precedente legislatura hanno visto aggravare la propria situazione di precariato».

Sul possibile sciopero nella scuola Mirko Bisesti è pronto ad incontrare i sindacati, ma pone delle condizioni: «Siamo pronti a tornare a confrontarci con loro, ma è bene che si sappiano due cose. La prima è che le risorse non sono infinite. La seconda è che c’è un piano complessivo sul mondo scolastico che la giunta sta portando avanti e che non vogliamo sia snaturato». L’assessore all’Istruzione entra nello specifico di alcune delle tematiche sul tavolo: «Il tema delle segreterie è sentito, ma più che di numero di persone è una questione di competenze. Che vanno aumentate. Si sta pensando alla creazione in futuro della figura di capo delle segreteria. Il sistema della chiamata unica è invece nuovo e di conseguenza migliorabile».

comments powered by Disqus