Maxi sequestro milionario dei beni di Renzo Rangoni: il Riesame annulla tutto

Il sequestro di beni mobili e immobili da quasi 17 milioni di euro a carico dell’imprenditore Renzo Rangoni è stato annullato. I giudici del Tribunale del riesame di Trento hanno accolto il ricorso della difesa dell’immobiliarista e disposto la restituzione del patrimonio.
I sigilli sui beni dell’imprenditore erano scattati in gennaio, quando i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza avevano eseguito il provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di conti correnti e titoli per un totale di 16 milioni 84 mila euro, nonché una quota di 777.218 euro dell’immobile storico di piazza Vittoria di proprietà di Rangoni. Una misura scaturita da una verifica fiscale conclusasi nel luglio 2018. L’imprenditore, in qualità di socio unico della società Erre Nove sa con sede in Lussemburgo - questa la tesi della procura - avrebbe indicato nella dichiarazione dei redditi 2013, presentata nel 2014 in Italia, elementi attivi di reddito pari a 61.348 euro, mentre dall’indagine sarebbe emerso che quell’anno il risultato da dichiarare avrebbe dovuto essere di 39 milioni 324 mila euro, derivante da plusvalenze realizzate attraverso giri di soldi tra varie società lussemburghesi. Da qui la presunta imposta evasa calcolata in 16 milioni 862 mila euro.
Una ricostruzione che la difesa, sostenuta dagli avvocati Renate Holzeisen e Beniamino Migliucci, ha sempre contestato, negando in primis l’evasione («Rangoni non ha mai occultato nulla») e parlando di “provvedimento infondato”. Ma la difesa aveva ricordato anche che la medesima vicenda, ovvero l’avviso di accertamento, era finita anche sul tavolo della Commissione tributaria, che aveva a suo tempo accolto l’istanza di sospensione dell’atto impositivo. A marzo, pronunciandosi nel merito, i giudici tributari hanno però respinto il ricorso. Ma la battaglia prosegue e il contenzioso è pendente in commissione tributaria di secondo grado: «Siamo fiduciosi di potere dimostrare che la società Erre Nove è una struttura imprenditoriale effettiva», evidenzia Holzeisen.
I legali in gennaio avevano subito impugnato il sequestro davanti al Tribunale del Riesame, che però lo aveva confermato. La battaglia è proseguita in Cassazione, dove la difesa in giugno ha messo a segno un punto a proprio favore. I giudici avevano infatti accolto il ricorso dell’immobiliarista e, ravvisando un difetto di motivazione, avevano annullato il provvedimento. Era stata dunque fissata un’altra udienza davanti al Tribunale del Riesame, chiamato ad un nuovo giudizio in aderenza ai principi di legge indicati dalla Cassazione. Ieri, sciogliendo la riserva, i giudici hanno accolto il ricorso di Rangoni ed annullato il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip a fronte dell’«omessa valutazione degli elementi forniti dalla difesa». «Già durante la verifica fiscale le nostre difese non erano state prese in considerazione - evidenzia l’avvocato - Anche per altre società del gruppo Rangoni, che ha importanti attività anche nel Lussemburgo e a livello internazionale, la commissione tributaria di secondo grado ha già accertato che le contestazioni di cosiddetta “esterovestizione” sono infondate».F.P.

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