Sindaci e parroci si schierano «Migranti, l'accoglienza funziona»

di Matteo Lunelli

Accogliere i migranti è un’esperienza positiva. E si rivela un vantaggio per tutta la comunità. Non lo diciamo noi, naturalmente, ma lo dicono tantissimi sindaci e tantissimi parroci di tutto il Trentino. Nello specifico 44 Comuni e 29 parrocchie, tra quelle interessate al tema, ovvero in città o paesi dove si svolgono dei progetti di accoglienza. Sono i risultati, in un certo senso piuttosto clamorosi, emersi dall’indagine “Accogliere per crescere”, promossa dalla Pastorale delle migrazioni della Arcidiocesi di Trento. Tuttavia, nonostante le statistiche dicano che alcuni stereotipi (la paura dello straniero, la diffidenza nei confronti di chi arriva da lontano) sembrerebbero superati, i pregiudizi restano.

Lo spieghiamo meglio con i numeri: il 63% dei sindaci e il 56% dei parroci coinvolti ha rilevato un’opinione pubblica più positiva nei confronti dei migranti dopo il loro arrivo, grazie a conoscenza diretta, volontariato e dislocazione diffusa in piccoli gruppi. E il 74% ritiene che la presenza dei richiedenti asilo sia stata un vantaggio e un’opportunità per tutti (il 26% non sa rispondere e lo 0% valuta negativamente l’esperienza). Insomma, numeri e percentuali che farebbero pensare a un’opinione pubblica trentina che ragiona in termini di aiuto e solidarietà. Invece un terzo dato, anche se non smentisce i precedenti, fa riflettere: il 64%, infatti, sostiene che paure e pregiudizi nei confronti dei migranti sono rimasti uguali o sono aumentati. Infine un ultimo risultato: 62 su 73 valutano negativamente il “decreto sicurezza”, che porterebbe a una riduzione dell’integrazione, a un aumento della tensione sociale e all’aumento dei clandestini.

A commentare tutti questi dati è stato l’arcivescovo Lauro Tisi. «Da ormai tre anni lo ribadisco come un mantra: non accogliere vuol dire andare contro il Vangelo. Quindi tendere la mano ai migranti è imprenscindibile per chi non vuole tradire le sacre scritture. Questi dati mi fanno riflettere, ma già da tempo mi chiedo “dietro alla paura per i migranti cosa c’è?” Anche perché i dati dicono cose molto diverse rispetto alla narrazione: parlare di assedio e invasione non è la verità, e pare che queste poche persone rappresentino l’unico problema dell’Italia. Io credo che si tratti della punta dell’iceberg di una paura collettiva e che i richiedenti asilo siano una capro espiatorio facile dell’autoreferenzialità narcisistica dell’uomo di oggi».

Insieme a don Lauro, per riportare e commentare i risultati dell’indagine, anche don Cristiano Bettega, delegato dell’area impegno sociale della Diocesi, e Roberto Calzà, referente della pastorale delle migrazioni.

Bettega ha anche fatto il punto sul progetto di accoglienza lanciato dalla curia lo scorso inverno. «Ad oggi ci sono sul territorio 198 persone ospitate in 10 diverse Comunità di valle e in una settantina di luoghi differenti, tra appartamenti, canoniche, case. C’è ancora spazio per raggiungere l’obiettivo di 250 persone. Perché? Diciamo questioni burocratiche e organizzative, tra cui anche le richieste dell’amministrazione provinciale, che vuole dislocare le persone nei grandi centri, ovvero Trento e Rovereto, mentre noi saremmo più propensi a un’accoglienza diffusa».

Tornando all’arcivescovo, Tisi ha voluto in un certo senso ringraziare «i fratelli migranti che ci aiutano a sentirci un po’ più Chiesa. I dubbi e le perplessità che sul tema dell’accoglienza attraversano anche il tessuto ecclesiale  possono essere provvidenziali perché aiutano la Chiesa a ritornare all’essenziale e rimettere al centro il Vangelo per essere lievito e fermento».
 
Infine un commento a chi chiedeva cosa pensasse di chi è contro l’accoglienza e bacia il rosario. «Non entro nella politica, ma dico che il cristianesimo lo si rispetta con gesti e azioni, non sfoggiandone i simboli».

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