Mart, per Vittorio Sgarbi nuovo caso di incompatibilità

Nella sua lunghissima carriera politica Vittorio Sgarbi ha toccato un po’ tutti gli schieramenti, dai Monarchici al Pci, dall’Udc a Pannella, con una lunga militanza in Forza Italia, nelle cui file è stato eletto come deputato del Parlamento Italiano a marzo dell’anno scorso. Già ad ottobre 2018 era poi passato al Gruppo Misto e si propone ora come il naturale successore di Berlusconi, alla guida del suo partito Rinascimento.

Ma non tutto sta filando per il verso giusto perché nonostante la quasi trentennale esperienza politica, ora la Giunta per le elezioni della Camera ha rilevato alcuni problemi che potrebbero, ma il condizionale è d’obbligo, far decadere il suo mandato parlamentare, e questo per essersi “dimenticato” di avvisare la giunta del suo incarico come presidente del cda del Mart.

In una lettera che la Giunta gli ha spedito, viene infatti sottolineato che «ai sensi del regolamento, l’onorevole è tenuto a comunicare al Presidente della Camera le cariche in enti pubblici o privati anche di carattere internazionale, nonché le funzioni e le attività imprenditoriali o professionali svolte, entro il termine di 30 giorni, decorrente dalla data della nomina o della designazione alla carica o ufficio».

Il vulcanico presidente del Museo roveretano, di cui in queste settimane non si smette di parlare per lo scontro con il Muse per il Palazzo delle Albere e per l’idea di disseminare in tutta la provincia i capolavori dell’arte moderna, aveva già a suo tempo affrontato la cosa, ed era stato lo stesso presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone ad aver dichiarato ad aprile in una lettera che non c’era incompatibilità con il mandato parlamentare perché il presidente del Mart, almeno da statuto, avrebbe solo la rappresentanza legale del museo.

Va però aggiunto che era stato anche evidenziato come questa assenza di incompatibilità fosse «a condizioni che non vengano attribuite al presidente del cda del Mart specifiche deleghe gestionali». Ed è proprio su queste che ora si vuole in particolare far luce, anche in relazione all’ultima querelle nata a inizio settembre nel museo di Castelvecchio a Verona, quando a Sgarbi davanti ad un iniziale diniego ad una delle sue solite visite notturne (l’impianto d’allarme era già stato attivato), il famoso ed irascibile critico d’arte aveva risposto minacciando l’interruzione di future collaborazioni tra Trento e Verona. Un episodio per cui il consigliere regionale del Pd Alessio Manica aveva chiesto conto al presidente della giunta provinciale Maurizio Fugatti.

I fatti restano comunque questi: a inizio mandato Vittorio Sgarbi aveva comunicato la carica di Presidente della Fondazione Cavallini-Sgarbi di Ferrara. Questo però non ha soddisfatto la Giunta per le elezioni della Camera che ha sottolineato come «da notizie di stampa risulta tuttavia che Lei ricopre anche altre cariche e, in particolare, quella di presidente dell’ Associazione culturale “Rinascimento” di Forlì, di presidente della Fondazione Canova con sede a Possagno (Treviso) e la carica di presidente del consiglio di amministrazione del Mart». Ora la palla passa al critico d’arte che dovrà, a breve, presentare una memoria per comunicare ciò che manca e soprattutto specificare se agli incarichi corrispondano altrettante attribuzioni gestionali, chiaramente incompatibili con il seggio da deputato.

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