Minori stranieri, il progetto "Mai più soli" si racconta E adesso deve chiudere

di Zenone Sovilla

"Mai più soli": si chiamava così il progetto che per oltre due anni ha dato accoglienza e opportunità di integrazione a minori stranieri giunti in Italia per trovare un rifugio e una nuova vita.
Ecco il racconto dei protagonisti di questa storia di dialogo e di accoglienza, sviluppatasi a Trento, con la fondazione Famiglia Materna di Rovereto.

L'equipé di professionisti, i volontari e gli stessi ragazzi desiderano raccontare quanto di bello hanno vissuto in questi anni, fra l'altro con la partecipazione attiva di parte del vicinato, in via Palermo, dove si trovano gli appartamenti che hanno ospitato in tutto 65 persone (22 i posti letto disponibili). Oggi la metà di questi ragazzi ha già un lavoro.

Lezioni di lingua italiana, feste di vicinato in cortile o al parco, teatro (dell'oppresso), attività sportive, momenti di dialogo, passeggiate e molto altro hanno visto intrecciarsi queste vite, con i giovani arrivati in Italia dopo traversate lunghe e pericolose, giovani che grazie a progetti come questo hanno trovato una via meno ostica verso una ripartenza in un Paese straniero. Giovani che hanno ricevuto una preziosa opportunità di integrazione nella comunità locale ma che a loro volta hanno donato, come spiegano volontari e operatori, uno sguardo pieno di fiducia, di voglia di vivere e di crescere bene, insieme.
Da qui l'idea di raccontare tutto ciò in un documentario che dura 26 minuti.

Una storia che ora finisce, a causa delle scelte della Provincia autonoma di Trento di tagliare i fondi per l'integrazione dei profughi e dei migranti.

Ieri era l'ultimo giorno, oggi si celebra con una festa di quartiere la bellezza di quanto fatto. E si spera che il potere politico ci ripensi e torni a investire in iniziative che, in realtà, servono al benessere dell'intera comunità trentina, non solo degli stranieri che cercano con fatica di inserirsi nel tessuto sociale

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