Sostegno al reddito, caccia all'assegno unico

di Zenone Sovilla

Si aprirà in ottobre la finestra per presentare domanda di accesso all’assegno unico provinciale 2020. Il sostegno al reddito è destinato alle famiglie residenti in Trentino in cui siano presenti figli minori, soggetti invalidi o a basso reddito, che in questo modo vengono supportati economicamente con varie misure.

Si conferma il giro di vite introdotto dalla nuova giunta provinciale rispetto alle regole precedenti: il requisito di residenza in Italia da almeno dieci anni e in Trentino da almeno tre. Resta da verificare se sarà introdotto un altro irrigidimento, cioè la richiesta agli stranieri non cittadini Ue di una certificazione dei beni di proprietà all’estero (per molti sarebbe complicato ottenerla dal Paese di origine).
Maggiore severità è stata annunciata anche in materia di controlli sull’ottemperanza all’obbligo dei beneficiari di essere iscritti alle liste di collocamento e di frequentare i corsi obbligatori di formazione organizzati dall’Agenzia del lavoro.

Per presentare la domanda è necessario preliminarmente aver aggiornato il proprio Icef, l’indicatore del reddito e patrimonio del nucleo familiare. Per questa operazione basterà rivolgersi a un Caf. In questo caso l’Icef sarà calcolato tenendo conto dei redditi e del patrimonio relativi all’anno 2018 di tutti i componenti della famiglia.

Nel dettaglio, l’assegno si suddivide in due fasce. Nella prima, la quota A, l’integrazione del reddito riguarda le famiglie con Icef più basso. Abbiamo poi le quote B1 e B2, rivolte ai nuclei con figli minori. Gli importi variano ovviamente in misura inversa all’aumento degli indicatori di reddito delle famiglie. L’assegno B1 e B2 oltre a un’erogazione monetaria diretta comprende una parte che è vincolata alla fruizione di servizi mensa e trasporti scolastici. Un’altra voce, per chi ha figli piccoli, concerne il rimborso della «quota nido» per bambini iscritti agli asili provinciali, comunali o privati convenzionati. Il bonus asilo nido è rivolto alle famiglie con Icef fino a 0,40. Vi è infine una quota B3 riservata alle famiglie con componenti che già beneficiano di indennità di invalidità civile.

Tra le novità la possibilità di richiedere le quote a sostegno dei figli e degli invalidi fino al 31 marzo dell’anno successivo alla presentazione della domanda di assegno unico provinciale.

Per tornare alle restrizioni rispetto all’impianto dell’anno scorso (giunta precedente), oltre a quelle riguardanti i cittadini stranieri, il nuovo esecutivo ha fatto presente già qualche mese fa di ritenere che l’assegno concepito in origine, «tende a favorire il prolungamento dello stato disoccupazione». Perciò la giunta Fugatti da un lato ha deciso di non considerare causa di perdita dell’Assegno (per sforamento dei limiti Icef) eventuali incrementi di reddito da lavoro: «Ciò - spiegava l’esecutivo provinciale - al fine di non penalizzare coloro che si erano impegnati a trovare un nuovo lavoro».

Dall’altro lato, è stata soppresso l’incremento della quota finalizzata al sostegno al reddito per coloro che esauriscono il periodo di godimento degli ammortizzatori sociali di cui alla Naspi o all’indennità di disoccupazione denominata Dis-Coll. Inoltre, la giunta ha confermato che l’Assegno unico provinciale non è cumulabile con altri sostegni, quale il reddito di cittadinanza. Si stima che le restrizioni introdotte possano far scendere di circa 15 milioni di euro il budget destinato a questo strumento di sostegno al reddito.

Secondo dati diffusi un anno fa, circa il 25% della popolazione trentina - pari a quasi 130 mila persone - e il 40% delle famiglie con figli minori, era interessata all’Assegno unico (quota di sostegno al reddito, quota di sostegno per la cura dei figli, assegno di invalidità). Fra l’ottobre 2017 e il maggio 2018 sono state raccolte 41.691 domande, di cui 36.849 (88%) risultate idonee. Nel 2018, primo anno di applicazione dello strumento, le risorse stanziate erano di quasi 78 milioni di euro; nel 2017 la somma degli importi stanziati per le diverse misure poi ricomprese nell’Assegno unico era pari a 57.700 milioni.

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