Buoni pasto e menù online Mense scolastiche digitali e si può pagare con i Bitcoin

di Nicola Guarnieri

Addio alla carta, abbraccio convinto alla tecnologia anche quella più «spinta» come i Bitcoin. E ancora: controllo da remoto dei pasti con il Grande Fratello che è entrato nel piatto degli scolari consentendo a mamma e papà di sapere come mangiano i pargoli a scuola. E anche quanto spendono per le pietanze con cui si riempiono i vassoi in pausa pranzo.

È decisamente proiettata nel futuro la gestione delle mense scolastiche da parte della Comunità della Vallagarina che ha attinto a piene mani dalla modernità ricacciando negli archivi i sistemi cartacei rendendo tutto più rapido, economico e tracciabile.

L’ente intermedio si occupa di sfamare oltre 12 mila studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado. E lo fa, come detto, in maniera informatizzata con la rilevazione sia delle presenze che dei pagamenti. Un servizio che può essere gestito dai genitori tramite InBank, con ricariche agli sportelli delle Casse rurali, al bancomat ma anche via sms e da portale con carte di credito.

In via Tommaseo hanno appena firmato un accordo per i prossimi cinque anni (dal 2019-20 al 2023-24) con Cassa centrale banca credito cooperativo del Nord Est che metterà a disposizione tutta la tecnologia utile per rimanere al passo coi tempi, magari non italiani ma americani e giapponesi, per esempio, sicuramente. Altro discorso è la App (ovviamente gratuita) «Meets Food» attraverso la quale la famiglia può consultare il menù che non è ciclico ma ogni volta (per 170 giorni di scuola) risulta diverso e studiato settimanalmente nel rispetto della stagionalità dei prodotti (locali e nazionali).

Come detto c’è poi la possibilità di pagare in Bitcoin, la moneta virtuale e digitale scambiata via Internet.
La Comunità di Valle, dunque, è da tempo diventata «4.0», almeno per quanto riguarda i rapporti con le 29 mense scolastiche disseminate in 17 comuni. A queste ne vanno aggiunte cinque con self service a cui accedono gli studenti delle superiori. Ogni anno i pasti confezionati sono un milione, in media 5 mila al giorno, per quasi 12 mila; tradotto, si parla di 5 mila pranzi giornalieri. Con il buono pasto elettronico, poi, si può «spiare» cosa e quanto mangia il pargolo col grembiulino. Grazie alla tecnologia, infatti, i genitori tengono d’occhio il menù dei figli, sanno in tempo reale quanto spendono e, di conseguenza, possono «bacchettarli» se eccedono con le appetitosità nemiche della salute.

L’era post-moderna, dunque, ha accolto a pieno titolo anche la tavola e, soprattutto, vuole diventare nemica dei maggiori fruitori di Internet e «smanettamento» da smartphone, i ragazzi appunto. E questo proprio attraverso «Meets Food», l’applicazione per cellulari e tablet con qualsivoglia sistema operativo elaborata dalla società Sidera Software di Paolo Graif.

Il portale dei genitori, al di là del controllo su quanto ingerisce la prole a scuola e quindi cosa preparare a cena per garantire una dieta equilibrata, serve pure per caricare i buoni pasto e ottenere una distinta digitale scaricabile dalla dichiarazione dei redditi. Lo scopo dell’icona scaricata sul telefonino di casa, quindi, è fondamentalmente duplice: sapere cosa mangiano gli scolari - e indicare pure la dieta da seguire in modo da interagire con i cuochi per quanto riguarda intolleranze alimentari, allergie, patologie come diabete e celiachia e pure menù privi di alimenti che non rientrano nelle pietanze, per esempio, dei musulmani - e, dal punto di vista economico, avere un’oculata gestione della spesa familiare attraverso il telefonino. Insomma, la tecnologia, oltre ai buoni pasto digitali, è sbarcata anche nelle mense scolastiche e messa a disposizione di tutti, pure se nativi analogici, senza spendere un euro.

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