Maestro di sci della val di Fiemme accusato di molestie in seggiovia da tre giovani turiste inglesi

I gesti descritti, in gran parte, sono gli stessi. Una mano sulle ginocchia o appoggiata alla schiena. Qualche pizzicotto alla coscia. Una giacca abbottonata.

Da una parte ci sono tre ragazze inglesi che sostengono di essere state molestate e oggetto di ammiccamenti a sfondo sessuale. Dall’altra c’è l’accusato, un maestro di sci, che a quegli stessi gesti attribuisce invece una veste molto diversa: nessuna molestia, ma semplici richiami per indicare alle allieve come comportarsi in seggiovia, in particolare al momento di salire e scendere.

È una vicenda senza dubbio particolare quella finita in procura e che vede indagato un maestro di sci della val di Fiemme: l’uomo, assistito dall’avvocato Alessandro Meregalli, deve rispondere di violenza sessuale aggravata. La procura, al temine degli accertamenti, ha chiesto l’archiviazione: la palla, dunque, ora passa al gip, che dovrà decidere se accogliere l’istanza, disporre nuove indagini o ordinare l’imputazione coatta del trentino, laddove invece ritenga che l’uomo abbia travalicato il limite del lecito.

La vicenda al centro del procedimento risale alla primavera del 2018, quando le tre ragazze, insieme ad una comitiva di studenti inglesi, sono arrivate in vacanza in Val di Fiemme.

Un gruppo di una decina di allievi - tra cui le tre presunte vittime, che hanno tra i 16 e i 17 anni - era stato affidato al maestro di sci trentino. Un uomo con un’esperienza di insegnamento di oltre 20 anni alle spalle che, al termine della giornata, si è però visto accusare - con una lettera scritta dalle ragazze - di attenzioni certo non gradite. Una delle turiste, in particolare, lo accusa di averle messo una mano a metà coscia (gesto che l’uomo avrebbe sospeso solo dopo l’arrivo di una telefonata e deridendola per le sue rimostranze), ma anche di averle toccato più volte il ginocchio e, una volta, la schiena.

In un’altra occasione il maestro, dicendole di non comportarsi in modo sexy, le avrebbe abbottonato la giacca seguendo il suo corpo sinuoso e le avrebbe poi accarezzato i capelli con fare provocatorio. Anche altre due ragazze sostengono di essere state toccate sulle ginocchia, che il maestro avrebbe solleticato. Un’altra parla anche di un pizzicotto alla coscia, fatto in presenza delle due amiche, poi oggetto dello stesso “trattamento”. Gesti invasivi e provocatori, per le ragazze, che si sono sentite molestate.

Il trentino, di fronte alle accuse - poi finite sul tavolo dei carabinieri - nega però tutto. E pure ammettendo di avere compiuto i gesti che gli vengono contenstati (almeno in parte), spiega che tutto nasce da un equivoco: quelle azioni erano compiute per consentire agli allievi di utilizzare la seggiovia in sicurezza. “Segnali”, come quello del pizzico, usati - con tutti gli allievi - per indicare loro di spostare le gambe quando la barra di sicurezza si alzava o abbassava. In particolare, il maestro di sci avrebbe toccato il ginocchio delle ragazze per invitarle ad arretrare sulla seduta, senza però indugiare o solleticarle.

Un gesto che per l’uomo doveva essere un segnale convenzionale, anche per superare le difficoltà linguistiche, visto che lui non aveva molta dimestichezza con l’inglese. Anche rispetto agli altri comportamenti “incriminati” il trentino offre una diversa spiegazione: ammette di avere chiuso la giacca a una delle ragazze, ma nega di averle detto di non comportarsi in modo sexy, richiamandola però a preoccuparsi di stare al caldo, invece che di fare magari la diva. Quanto alle carezze sui capelli, l’indagato sostiene di averli sposati solo per fare in modo che allacciasse il casco in modo corretto. Insomma, l’uomo sostiene di avere svolto solo il suo lavoro, come fa da decenni, preoccupandosi solo della sicurezza degli allievi, senza mai sfociare in comportamenti a sfondo sessuale.

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