Sono 104 i trentini scomparsi nel nulla Alcuni se ne vanno volontariamente Dal 1974 quasi 3.000 spariti e poi ritrovati

di Flavia Pedrini

«Alcuni scompaiono perché vogliono scomparire. Altri si perdono. Altri vengono rapiti. Ma tutti hanno bisogno di qualcuno che vada a cercarli».

Inizia con questa citazione dello scrittore statunitense Don Winslow la relazione semestrale del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse, che fotografa un fenomeno allarmante quanto doloroso. Le statistiche indicano che in Trentino, dal 1974 al 30 giugno 2019, sono sparite 104 persone.

Un dato in linea con quello dell’analogo semestre 2018 (109 scomparsi) e con quello di fine anno (103), ad indicare che siamo di fronte ad un fenomeno costante e «non recessivo», come viene evidenziato anche da Giuliana Perrotta, neo commissario. Basti pensare che in Italia risultano ancora da rintracciare quasi 60mila persone.

Un esercito di invisibili. Uomini e donne che sembrano inghiottiti in un buco nero, lasciando decine di famiglie con il fiato sospeso. Nel 2007, anno in cui è stato istituto il Commissario straordinario, le percentuali di ritrovamenti erano intorno al 68,5%, negli anni successivi sono aumentate fino al 79,2% del 2015, per attestarsi intorno al 75% circa negli anni successivi. Dal 1974 al giugno scorso, su oltre 3.000 denunce presentate per persone scomparse, in Trentino i ritrovati sono stati 2.825.

Nella maggior parte dei casi, secondo quanto emerge dalla relazione, si tratta di allontanamenti volontari. C’è chi decide di scappare da un presente troppo ingombrante e doloroso. Partenze improvvise, in una giornata qualunque, senza una spiegazione o un biglietto. Niente bagagli. E così, ci sono famiglie in angosciante attesa. Per anni o anche decenni. Senza nemmeno una tomba su cui potere piangere i proprio cari.

Ma ci sono anche allontanamenti di persone con possibili disturbi psicologici: in gran parte si tratta di malati di Alzheimer e di altre malattie neurologiche degenerative, dunque di soggetti particolarmente fragili. Minima (0,4% dato nazionale), invece, la percentuale di scomparse collegata a possibili reati.
A sparire sono soprattutto uomini: in regione, su 247 persone ancora da rintracciare, 193 risultano maschi. La maggior parte delle scomparse interessa la provincia di Bolzano (143 contro 104), con una prevalenza di stranieri (92 e ben 68 minori). Spicca anche in Trentino il dato sui minori, che sono 44: per la maggior parte si tratta di ragazzini stranieri (gli italiani sono solo 8) e gli allontanamenti spesso si riferiscono a fughe dai centri di accoglienza.

Al dramma degli scomparsi si aggiunge il mistero dei cadaveri non identificati. Dal 1974 ad oggi sono stati censiti 919 casi di salme ancora senza identità in Italia ed è stato creato un apposito registro, nel quale sono indicati data di ritrovamento, luogo e caratteristiche del cadavere, con l’indicazione di dettagli che potrebbero essere utili a dare un nome al corpo (come un tatuaggio o una cicatrice). In regione sono diciannove le salme non identificate, recuperate in fiumi, laghi o in altri luoghi. E ci sono cadaveri, come quello rinvenuto nel 1969 a Racines, che ancora non hanno un nome.

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