L'incubo della cimice incombe sulle mele

di Francesco Terreri

È iniziata la raccolta delle mele della varietà Gala e già si cominciano a contare i danni provocati dalla cimice asiatica. In alcuni frutteti i danni provocati da questo insetto arrivano addirittura al 40%. La denuncia è di Confagricoltura del Trentino. I frutticoltori, in particolare della zona a sud di Trento dove l’insetto si è maggiormente diffuso, sono esasperati. Un danno simile compromette la sostenibilità economica della melicoltura.
La melicoltura della valle dell’Adige negli ultimi anni, sostiene l’organizzazione degli agricoltori, è già provata per i prezzi bassi riconosciuti alle mele, che non coprono in molti casi i costi di produzione. La problematica della cimice asiatica sta mettendo definitivamente in ginocchio questo importante settore produttivo.

«La cimice asiatica è particolarmente dannosa per la notevole capacità di riprodursi e la mancanza di insetti antagonisti - afferma il presidente di Confagricoltura del Trentino Diego Coller - Numerose sono state le segnalazioni da parte dei nostri associati dei danni subiti e le lamentele di non sapere cosa fare per contenere i danni provocati da questo parassita».

Il problema è già conosciuto e l’assessore provinciale Giulia Zanotelli aveva convocato un tavolo in cui si è fatto il punto con i tecnici della Fondazione Mach sui mezzi di lotta che oggi sono a disposizione dei frutticoltori. La soluzione più efficace sarebbe l’introduzione dei nemici naturali che la cimice ha negli ambienti in cui è normalmente insediata, come proposto l’altro giorno sull’Adige dal presidente di Coldiretti Claudio Barbacovi.

Attualmente però, sostiene Confagricoltura, non è possibile fare il lancio di questi insetti perché devono essere autorizzati dal ministero dell’Ambiente. Fem ha chiesto al ministero di essere un soggetto autorizzato per la verifica dell’utilizzo di questi insetti utili. Su questo punto l’assessore Zanotelli si è presa l’impegno di dare il massimo supporto politico all’istanza presentata. Gli stessi argomenti si possono ripetere per l’altro insetto proveniente dai paesi asiatici, la Drosophila suzukii, che provoca gravi perdite sui raccolti di ciliegie, fragole e piccoli frutti.

L’agricoltura trentina è riconosciuta per l’attenzione all’ambiente grazie ai rigidi disciplinari di produzione a cui i produttori volontariamente si attengono, che hanno messo al bando i fitofarmaci considerati più pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente. «L’agricoltura trentina è da anni orientata a perseguire il rispetto dell’ambiente e del territorio» sottolinea Coller.

Secondo Confagricoltura, i dati forniti dall’Ispra sui chilogrammi a ettaro di fitofarmaci utilizzati in Trentino sono letti in maniera non corretta perché non basta l’analisi quantitativa, si deve invece valutare la qualità dei fitofarmaci. Il Trentino negli ultimi anni ha visto crescere in maniera considerevole la superficie condotta secondo il metodo biologico e nella difesa integrata, sia del melo che della vite. Questo significa che, utilizzando prodotti di origine naturale e non di sintesi, la quantità utilizzata è decisamente superiore.

Agli agricoltori trentini non viene spesso riconosciuto questo impegno e negli ultimi anni il prezzo delle mele è stato inferiore ai costi di produzione. In particolare, è la preoccupazione di Confagricoltura, la produzione dell’autunno 2018 ha subìto l’effetto di sovrapproduzione a livello europeo che ha determinato forti tensioni sul mercato e prezzi di vendita al ribasso, per la prima volta anche per le mele bio.

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