Troppe persone intasano il pronto soccorso La proposta-provocazione: un superticket

di Marica Viganò

Una media di 200-250 ingressi in 24 ore, con punte come in questo periodo di oltre 300 accessi al giorno. Nella metà dei casi non c’è alcuna urgenza. «Se si trattassero solo i codici rossi ed i codici gialli, il numero dei medici sarebbe sufficiente per affrontare le emergenze, lavoreremmo tutti per ciò per cui abbiamo studiato, sia medici che infermieri, e saremmo gratificati. Le critiche sul pronto soccorso arrivano da chi si presenta con un codice bianco o verde e pretende tutto e subito». Il dottor Claudio Ramponi, primario del pronto soccorso del Santa Chiara, avanza la proposta-provocazione di un superticket da 500 euro per mettere una barriera agli “accessi-facili” e ribadisce un concetto che già in passato ha avuto modo di evidenziare: sono ancora troppe le persone che, invece di rivolgersi al medico di base, si presentano in ospedale per casi non gravi o comunque risolvibili in altre sedi.

Qualche esempio? «Al pronto soccorso pediatrico è stato portato un bambino che piangeva perché si era spaventato. Ma c’è anche chi arriva per un mal di gola o per la febbre a 37,2 da un giorno. Anzi, vorrei ricordare che l’ospedale non è una zona sana e, se non c’è emergenza, più distante si sta e meglio è. Ci sono poi gli ubriachi, che vengono portati qui in ambulanza perché la gente li vede per strada o su una panchina e chiama il 118. Abbiamo uno o due casi ogni notte. Queste persone qui in ospedale smaltiscono la sbornia, spesso creando scompiglio, offendendo il personale. Capita anche di dover chiamare le forze dell’ordine per allontanarle».
Un’altra curiosità arriva dalle statistiche: nelle notti di maltempo, gli accessi sono pochi; una calo drastico si evidenzia anche tra settembre ed ottobre.

Di fatto, ancora molti trentini utilizzano la medicina d’urgenza in modo non corretto. «Il pronto soccorso, che negli altri Stati si chiama Emergency Room, dovrebbe essere dedito al trattamento delle urgenze e delle emergenze. A Trento come nel resto d’Italia» spiega il dottor Ramponi. Tornando al Santa Chiara, non è totalmente da imputare ai turisti il problema dell’elevato numero di accessi a fronte di una carenza di personale (in questo periodo, tra l’altro, c’è personale in ferie). «I turisti sono pari ad un 10% circa. Anzi, chi arriva in Trentino con l’intenzione di trascorrere un periodo di ferie è difficile che si presenti al pronto soccorso se non sta veramente male - prosegue Ramponi - Teniamo anche conto che, in una provincia vocata al turismo, ci sta un aumento del numero di casi traumatologici a Tione e a Cavalese per infortuni sulle piste da sci. Ma qui si tratta di accessi propri alle strutture di emergenza».

Dunque non sono turisti o stranieri disorientati a rivolgersi al pronto soccorso per problemi non gravi. «C’è una gran pletora di trentini nel 50% di accessi impropri sia pediatrici che di adulti» evidenzia il dottor Ramponi.

Le linee guida ministeriali, che portano da 4 a 5 i colori che indicano la gravità del paziente, con relativi tempi di intervento (dall’accesso immediato per i codici rossi all’accesso entro 240 minuti per i codici bianchi), vengono accolte con un po’ di freddezza dal primario. «Non basta lo stemma Ferrari su una Panda per farla andare ai 300 all’ora» spiega, proponendo una soluzione: un ticket “salato” per le non emergenze. «Cinquanta o 75 euro sono una cifra irrisoria se, facciamo un esempio, la persona viene sottoposta a radiografia, a visita specialistica e ad esami di laboratorio: venendo al pronto soccorso perde una giornata ma risparmia tempo e denaro, e in questo modo consuma risorse e ha un costo che ricade su tutti. Se invece il ticket fosse di 500 euro per l’accesso improprio, la gente penserebbe ad altre soluzioni». Infine un appello. «Tutti devono comprendere che è necessario che questa struttura lavori per ciò per cui è deputata, ossia la gestione delle emergenze e delle urgenze».

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