Zecchi dà dell'idiota a Lanzinger e Sgarbi attacca tutti e due: fra Mart e Muse è guerra di palle

Dalla questione Palazzo delle Albere, alla questione «tre palle is megl che uan». Lo scontro al vertice fra i due presidenti di Muse e Mart (entrambi nominati dalla giunta Fugatti) raggiunge in questi giorni l’apice.
Colpa anche del direttore del Muse Lanzinger, che ha lanciato il suo mini-sito internet a favore del planetarium «a tre palle» da costruire nel giardino delle Albere, che Sgarbi ha già definito«osceno».

«Questo referendum lo trovo una cosa da idioti» ci ha detto ieri il professor Zecchi, presidente del Muse. «L’ha proposto il direttore Michele Lanzinger; non l’ho proposto io. E anche la dottoressa Laura Strada condivide il mio pensiero (la giornalista Rai è un membro del consiglio d’amministrazione del museo, ndr). La questione è troppo importante, non si può risolvere con un semplicistico mi piace o non mi piace».

Stefano Zecchi, filosofo e professore di Estetica di origini veneziane, conosciuto al grande pubblico per le numerose apparizioni televisive, si toglie un sassolino dalla scarpa a proposito del nuovo sito internet www.h2o.muse.it che il museo delle scienze di Trento dedica al progetto del planetario (le tre “sfere” dovrebbero trovare posto nel parco delle Albere vicino al Muse e al palazzo rinascimentale). Zecchi punta il dito sull’ultima parte della home page dove si chiede di votare il gradimento al progetto (non c’è la possibilità di votare contro).

Perché, professore, non vi siete confrontati prima?
«Esistono delle “zone” d’autonomia e io le rispetto. Mi piace, invece, il video proposto».
Almeno quello.
«È molto importante realizzare il planetario: allargherà la proposta del museo. Ma se vuole saperlo, al presidente della Giunta provinciale Fugatti - presenti il direttore Lanzinger e Laura Strada - ho detto che per me potrebbe bastare una “palla” soltanto...».
Oh mamma mia.
«...visto che le altre due sono “di servizio”».
E Lanzinger come l’ha presa?
«Ognuno è affezionato alle proprie idee, ovvio. Del resto io me la sono trovata, questa idea delle tre sfere».
Quando l’hanno “ingaggiata”, il progetto era già stato presentato.
«Sì. Il progetto H2O è molto concettuale ma non cambierebbe nulla se facessimo una sola sfera».
E faremmo un favore al palazzo delle Albere.
«Un palazzo che ritengo tutto sommato brutto, ma sono contento perché quando ho buttato lì una proposta di utilizzo ho scatenato il dibattito e ne sono arrivate molte altre».

Diamo un’occhiata al sito web, adesso. Nelle pagine online, Muse H2O è descritto come «un innovativo apparato di proiezione digitale da 80 sedute (ottanta posti, ndr) con funzioni di planetario, cinema immersivo e spazio per performing arts», «arricchito da altre due sfere di minori dimensioni dedicate a piccole mostre e seminari».
Le tre sfere assumono in sostanza la forma di una molecola d’acqua. «L’idea è quella di creare una molecola d’acqua come una struttura temporanea che possa essere montata, smontata e rimontata» con «facilità».
Per la verità le sfere sono più cupole che sfere visto che sono tagliate in basso, dove poggiano al terreno. Nel progetto la cupola più grande (chiamata «Ossigeno») ha un diametro di 15 metri e 60 centimetri e raggiunge un’altezza dal suolo di 11 metri e 82 centimetri. Le cupole minori («Idrogeni») hanno un diametro di 11,40 metri, un’altezza di 8,92 metri e possono ospitare una trentina di persone ciascuna.
Per fare un paragone il palazzo delle Albere è alto 19 metri ma solo 14 alla “gronda”.
«Le dimensioni delle strutture», leggiamo ancora nel nuovo sito internet, «sono proporzionate rispetto al contesto». «Il progetto Muse H2O è stato approvato in via preliminare e per una durata di 15 anni nella forma di “installazione provvisoria” da tutti i diversi organi amministrativi pubblici». L’architettura è firmata dallo studio Leoni & Leoni. «Le sue tecnologie di proiezione di ultima generazione sono ad oggi usate da non più di tre planetari digitali in Europa, incluso il planetario di Winchester, il più grande del Regno Unito».

Oggi, a rintuzzare l’intervista al presidente Zecchi, una nota stampa di Lanzinger: «Riguardo all’articolo comparso sul quotidiano L’Adige in data 23 luglio 2019 precisiamo che il mini sito che abbiamo creato per il progetto MUSE H2O non è un sondaggio e nemmeno un referendum. E’ un canale di informazione che fornisce i dati e le informazioni relativi al progetto Planetario così come impostato nel 2018, progetto già presente sul web del MUSE in forma di video, così come è presente anche il videosaluto che l’anno scorso l’astronauta Samantha Cristoforetti ha rivolto ai partecipanti alla celebrazione del 5° anniversario di apertura del MUSE, evento durante il quale è stato presentato il progetto MUSE H2O. A tale riguardo puntualizziamo che Cristoforetti non era a conoscenza della natura ancora provvisoria del progetto e delle valutazioni ancora in corso. In quel video l’astronauta si limitava ad esprimere il proprio supporto a un’iniziativa culturale e non intendeva in alcun modo prendere posizione a riguardo del luogo in cui situare il Planetario, delle sue dimensioni o forme architettoniche. Spiace che sia stata coinvolta nella polemica.

In un momento in cui il progetto Muse H2O è stato oggetto di osservazioni critiche, abbiamo ritenuto opportuno riportare in un mini sito le informazioni fondamentali che riguardano il progetto e che lo hanno portato ad essere approvato dagli organi decisori tecnici della provincia autonoma di Trento. Dopo tutto, lo stesso percorso che ha portato alla realizzazione del MUSE si è caratterizzato proprio da una fortissima attenzione a fornire ai cittadini e ai nostri potenziali frequentatori tutte le informazioni utili per “farsene un’idea”. All’informazione abbiamo chiesto di aggiungere un’espressione di assenso, una prassi oramai divenuta consueta da quando la maggior parte di noi è dotata di smartphone. Al momento della restituzione dell’iniziativa, sarà nostra cura rendicontare complessivamente il numero di accessi, la durata di lettura e ogni altro dato analitico che consente di valutare la portata dell’operazione, come normalmente facciamo. Per altro il rivolgerci alla nostra comunità per avere parere e indicazioni fa parte del nostro DNA, come può testimoniare il pluriennale progetto partecipativo fatto prima della nascita del MUSE.

Per concludere, riteniamo corretto e doveroso fornire dati e informazioni in tutta trasparenza, perché riteniamo che solo così si possa essere apprezzati per il lavoro che facciamo». Firmato: Michele Lanzinger, Direttore MUSE.

Poteva mancare Vittorio Sgarbi? No. Eccolo: «Questa dei “mi piace” la ritengo un’iniziativa penosa, anti-istituzionale e disonesta».
Vittorio Sgarbi, presidente del Mart di Trento e Rovereto, non alza neppure la voce. Ed è una notizia. Gli pare tutto talmente ovvio che rimane pacato quando dice la sua sul nuovo sito internet che il Muse dedica al planetario. La pagina principale del sito si chiude con la richiesta di votare il gradimento al progetto.
«Un’iniziativa penosa perché il Muse sfrutta la notorietà dell’astronauta Samantha Cristoforetti. Anti-istituzionale perché ignora le leggi di tutela. Disonesta perché la proposta non contempla un’alternativa. Perché è chiaro che se tu offri una cosa in più alla città, la gente dice “mi piace”. Ma se alla gente offri un’alternativa...».
...la gente, magari, sceglie l’alternativa.
«Anzi. Vi annuncio che anch’io, adesso, lancerò una mia proposta».
Quale proposta?
«Una proposta per la quale chiederò i like dei trentini».
Aiuto...
«Trovato!».
Pronti.
«Proporrò un centro fitness, che adesso va di moda. Un centro fitness nel parco delle Albere. E per lanciarlo chiamo Belén Rodriguez».
E giù una tempesta di like dai maschietti trentini.
«Vede? Non è difficile».
Poi, però, lo deve realizzare questo centro fitness!
«Io, intanto, chiedo se potrebbe piacere. Come fanno quelli del Muse: loro annunciano che intendono fare il planetario. Che intendono costruirlo. E chiedono alla gente se sarebbe contenta. Ma che domande sono! Offri qualcosa in più alla gente, attraverso il discorso anche intelligente della Cristoforetti, ma non dai nessuna alternativa: troppo facile! Non è corretto. Oppure...».
Oppure?
«Potrei chiedere: vi piacerebbe un ristorante di lusso, stellato, alle Albere, con menu a prezzo fisso di dieci euro?».
Se la mettiamo così, però...
«E poi questo planetario resterebbe lì per 15 anni. Che vuol dire per sempre. Noi, invece, dobbiamo difendere il Rinascimento in Trentino».
Bello.
«Il Rinascimento è importante quanto il planetario».
Stavolta, se permette, s’è tenuto basso.
«A Firenze, davanti a Palazzo Pitti, mica gli è venuto in mente di costruire un planetario. E neanche davanti ai Musei Vaticani. E le Albere sono il più bel palazzo rinascimentale del Trentino. Perché non proporre la bellezza pura delle Albere? Perché non pubblicizzare quella? Una grande collezione dell’Ottocento nel più bel palazzo rinascimentale del Trentino...».
Non sembra male.
«Le pare?».
Certo.
«La proposta del planetario è una violenza contro la legge, contro lo Stato, contro il Trentino, contro il buonsenso e contro le Albere. Lo facciano al di là degli appartamenti di Renzo Piano. Ma sia chiaro: io non sono contro il planetario a Trento. Ci mancherebbe! Sono amico della Cristoforetti. E l’idea del planetario è bella, in sé, e giusta, in sé. Ma non lì! Lo facciano trecento metri più in là e salviamo il palazzo delle Albere e i suoi spazi intorno».

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