Si è spento Guido Lorenzi Lanciò la Trento del sorriso

di Matteo Lunelli

Tutti noi andiamo o siamo andati in biblioteca. E tutti noi siamo entrati in un museo trentino. Ancora: tanti, forse non tutti, hanno almeno sentito parlare di Trento città del sorriso. Ecco, tutte queste nostre azioni quotidiane le dobbiamo a un uomo, prima che un politico, che la scorsa notte ci ha lasciati ma la cui visione e amore per la cultura resteranno per sempre come eredità e ricordo. Lui è Guido Lorenzi: 92 anni, originario della Valsugana, sposato con due figli e da sempre della Democrazia Cristiana.

Per i lettori più giovani, fu assessore alla cultura per tre legislature, dal 1968 al 1983, con i presidenti Bruno Kessler, Giorgio Grigolli e Flavio Mengoni. Ma, sia prima sia dopo questi mandati, seppe lasciare il segno: dalle idee del Museo degli Usi e Costumi allo “zampino” nelle Vigiliane così come sono oggi (in particolare la disfida dei Ciusi e Gobj), dalla presidenza dell’Apt al restauro di Castel Beseno, dalla valorizzazione del Buonconsiglio e delle palafitte di Ledro e Fiavè fino al progetto che coinvolse il Museo delle Scienze, che oggi conosciamo come Muse ma che in quegli anni visse tante vicissitudini e spostamenti.

Tra le tante idee e innovazioni, quella probabilmente più importante è datata 1977. La cosiddetta “Legge Lorenzi” sancì la nascita del Sistema Bibliotecario Trentino, considerato ancor oggi fra i più innovativi del Paese, e composto da oltre 150 biblioteche diffuse su tutto il territorio, che conta più di 5 milioni fra libri documenti materiali e digitali. Un sistema culturale dove le fonti informative e le competenze professionali evolute fanno la differenza.
«Il Sistema che progettò e organizzò tanti anni fa è ancora oggi un vanto a livello nazionale - ricorda Tarcisio Andreolli -. Siamo di due generazioni diverse, lui ha terminato la sua carriera politica quando io la iniziavo, ma la sua eredità è rimasta molto viva. Credo che l’insegnamento più importante sia proprio legato a questo: se si crede veramente in una cosa la si impianta bene, con radici forti, e poi la sfruttano anche altri. Il Trentino perde una figura importante, sono molto rammaricato».
Di un’altra generazione politica, ma anche lui capace di “sfruttare” l’eredità di Guido Lorenzi, è Lorenzo Dellai.
«L’ho conosciuto e stimato: io ero un giovane alle prime armi nella Democrazia Cristiana e lui stava finendo i suoi mandati istituzionali, ma poi fu anche segretario regionale della Dc e quindi ci entrai in contatto. Ma io come tanti altri l’abbiamo conosciuto attraverso le sue opere: è stato un pilastro della politica culturale in Trentino. Credo che tutti, anche quelli di orientamenti politici differenti, non possano non riconoscerne la capacità di visione, l’impegno e la profondità. Si deve a lui il fatto che la cultura non fosse considerata solo un orpello che può esserci o no, ma un fondamento della nostra autonomia, un mezzo per recuperare la memoria storica, oltre ai beni. Fu un pioniere e credo che vada a lui e alle persone di quella classe dirigente un grande grazie per aver costruito gli scenari sui quali ancora oggi possiamo vivere di rendita».<+firma_coda>Ma.Lu.<+testo>

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