Prostituzione cinese, retata a Trento e Mezzolombardo

di Marica Viganò

Due appartamenti a luci rosse, giovani ragazze cinesi a disposizione dei clienti, gestite da due maitresse e da uno “zio” con l’aiuto di tre italiani: questi gli elementi emersi nell’operazione dei carabinieri che ieri all’alba ha portato all’arresto di sei persone, tra cui due trentini, per favoreggiamento della prostituzione e al sequestro di quasi 50mila euro in contanti. Gli incontri sessuali avvenivano in due abitazioni di Trento nord (via Bolzano) e di Mezzolombardo. «È stata un’indagine-lampo, partita l’autunno scorso dagli accertamenti dei carabinieri di Mezzolombardo» hanno spiegato ieri i vertici del comando provinciale di Trento.

Tuttavia gli accertamenti sono solamente al primo step. Ieri mattina sono state eseguite le sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, mentre nei prossimi giorni verranno sentite le ragazze che si prostituivano nelle due abitazioni, per verificare se ci sia stato anche sfruttamento nei loro confronti. Si tratta di giovani prive di documenti, che parlano poco o nulla la lingua italiana: potrebbero essere finite in un giro di prostituzione molto vasto e con numerose articolazioni, che portano in Lombardia, in Liguria e in Toscana.

Una ragazza ed una maitresse cinese per appartamento: questa l’organizzazione del meretricio, per non dare troppo nell’occhio. Se la giovane non piaceva ai clienti e non “fruttava” la cifra stabilita dall’organizzazione, veniva sostituita dopo pochi giorni. I carabinieri, nel corso dell’indagine, hanno accertato tre-quattro “cambi” con altre giovani cinesi, arrivate da Prato, da Genova e da Milano. Erano i tre italiani ad accogliere le “nuove” alla stazione e ad accompagnarle agli appartamenti. A gestire le donne era un cinese di 50 anni, Hongping Jin, detto lo “zio di Milano”, residente in via Sarpi nel capoluogo lombardo. All’uomo spettava anche il compito di cassiere: i carabinieri della compagnia di Trento l’hanno fermato nei mesi scorsi con 18mila euro in contanti, il denaro che aveva appena ritirato dai due appartamenti. Jin è stato arrestato assieme alle maitresse Yaqiu Xiao, detta Sofia, 44enne “responsabile” dell’abitazione di Mezzolombardo, e Rongyan Wang detta Iens, 41enne “responsabile” dell’appartamento di Trento.

Gli investigatori ipotizzano un “giro” di denaro di almeno 20mila euro al mese. Solo nella mattinata di ieri, nel corso delle perquisizioni, ne sono stati sequestrati 48mila, assieme a telefoni cellulari, a computer portatili e a varia documentazione bancaria.
L’indagine è stata chiamata “Osso” per l’assonanza con il cognome di uno degli arrestati trentini, Claudio Oss. L’uomo, 50enne originario di Pergine e residente sull’Altopiano di Piné, è accusato di aver fornito supporto logistico e “pratico” alla banda cinese assieme all’altro trentino arrestato, Nunzio Antonio Corrado, 70enne residente a Mezzolombardo.

Oss avrebbe messo a disposizione il suo appartamento in Rotaliana, mentre Corrado risulterebbe affittuario dell’abitazione di Trento nord in cui le ragazze ricevevano i clienti. Il terzo italiano coinvolto, il 47enne Domenico Vinti, è stato arrestato a Sanremo con l’accusa di aver dato una mano ai cinesi nella gestione delle ragazze a Mezzolombardo, di essere l’autore materiale delle inserzioni on line su un sito di appuntamenti a luci rosse e di essere il responsabile dei pagamenti web per le spese che riguardavano le ragazze. Vinti, dunque, sarebbe stato il “referente telematico” dei cinesi in Trentino. Come testimoniano le immagini acquisite nel corso dell’indagine, i tre uomini si rendevano disponibili ad accompagnare le ragazze a fare la spesa o alla stazione, ma si interessavano anche all’andamento degli “affari”.

Le giovani donne che offrivano il loro corpo ai clienti si trovano da ieri mattina in strutture protette. Attraverso mediatori culturali verranno ascoltate dagli investigatori «per meglio delineare i tratti di una più grande ed eventuale organizzazione a monte», come è stato evidenziato dal comandante provinciale dei carabinieri Luca Volpi. I due appartamenti in cui vivevano e lavoravano le ragazze sono stati posti sotto sequestro preventivo. Centinaia i clienti che in questi mesi di indagine hanno frequentato le abitazioni in cui lavoravano le giovani cinesi, uomini di ogni età ed estrazione sociale. Per ogni prestazione venivano chiesti dai 40 ai 50 euro, soldi che i clienti consegnavano nelle mani delle maitresse e che dal Trentino arrivavano nella Chinatown di Milano.

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