L'accusa: «Carloni poteva morire» Processo per tentato omicidio

Il nastro adesivo avvolto intorno alla bocca di Emilio Carloni poteva uccidere il pensionato? Il processo che si celebra a carico di tre dei quattro giovani che nell’ottobre dell’anno scorso penetrarono nell’appartamento dell’ex gommista legandolo e picchiandolo, si gioca in parte intorno a questa domanda.

Al quesito il consulente nominato dalla procura ha risposto di sì, l’atto era idoneo ad uccidere. Se solo Carloni fosse stato soccorso dalla nipote, che ne sentì le urla, con qualche minuto di ritardo, il pensionato avrebbe potuto morire perché il nastro adesivo avvolto intorno alla bocca gli impediva di respirare. Come dire che quel giorno si arrivò ad un passo dall’omicidio. Infatti ai tre imputati la procura contesta il reato di tentato omicidio addirittura premeditato.

Le difese hanno risposto con una loro consulenza medico legale che arriva invece a conclusioni opposte: il nastro adesivo non copriva il naso e quindi, sia pur con difficoltà, Emilio Carloni avrebbe potuto respirare e dunque salvarsi. Il giudice Enrico Borrelli, accogliendo la richiesta venuta dalla difesa, ha ammesso gli imputati al processo con rito abbreviato condizionato ad una perizia super partes che determini se il nastro adesivo fosse idoneo ad uccidere. L’udienza è stata rinviata a fine settembre per l’affido dell’incarico peritale.

Ieri la procura ha modificato il capo di imputazione con l’aggiunta del reato di rapina aggravata (dell’orologio Omega da 50 mila euro di cui gli improvvisati rapinatori portarono via solo la scatola vuota). Per i difensori, gli avvocati Lorenzo Eccher, Matteo Pallanch e Filippo Fedrizzi, la nuova pesante imputazione potrebbe tradursi in una notizia positiva. Significa che il movente della brutale aggressione a casa di Carloni era rubare il prezioso orologio antico e non uccidere il pensionato. Infatti la difesa ha sempre sostenuto che non ci fosse volontà omicida da parte degli imputati.

Intanto nel procedimento penale si è costituito, con l’avvocato Nicola Stolfi, anche la vittima dell’aggressione. Un eventuale risarcimento in favore di Carloni potrebbe aiutare la difesa a contenere la pena che per il reato di tentato omicidio premeditato e sequestro di persona rischia di essere superiore ai 12 anni di carcere.

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